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Cronaca Caponago

Caponago, là dove c'era l'erba ora c'è... la Tangenziale Est Esterna

Guardate questa foto: mostra com'era il campo su cui si coltivava grano biologico. Sul terreno ora sorge il cantiere TEM. Un territorio violentato da decenni di politiche miopi. E' possibile coniugare risposte ai problemi di oggi e sviluppo sostenibile?

CAPONAGO - Là dove c'era l'erba ora c'è…la TEM. La denuncia arriva dal Distretto di Economia Solidale della Brianza, che con il progetto Spiga e Madia e l'aiuto della Cooperativa Sociale Fraternità coltivava il grano biologico per 600 famiglie. Il progetto, spiegano, funzionava da 5 anni, "dando lavoro sostenibile e cibo buono". Nella foto che pubblichiamo a lato, si vedono un agricoltore e il fornaio che ha fatto il pane col grano del campo su cui fra poco, invece, sorgerà l'autostrada. Nell'immagine sotto, invece, il terreno com'è ora.

OPPOSTE VISIONI - Continua il dibattito su una delle opere più discusse del territorio, la Tangenziale Est Esterna di Milano.  Qualche settimana fa,  a Pessano una manifestazione di protesta al cantiere TEM aveva richiesto l'intervento dei carabinieri. Gli attivisti, in sostanza, si chiedono che senso abbia costruire nuove strade per il trasporto privato su gomma se il petrolio si sta esaurendo, per giunta in uno dei territori più inquinati - forse il più  inquinato - d'Europa. Dall'altra parte, si risponde che i collegamenti servono e che il problema della mobilità non si può risolvere fra 20 anni. Chi ha ragione?

IL PROBLEMA DELLA CRESCITA -  La risposta varia in base alle differenti sensibilità. Quello che sembra chiaro, però, è che manca una  visione politica ad ampio raggio, sia territoriale che temporale, che realizzi oggi gli investimenti strutturali  destinati a restare validi nel tempo. E che, possibilmente, tenga conto del fatto che il territorio milanese e brianzolo negli anni è stato violentato in nome di una crescita miope già sin troppe volte: e per giunta, dai suoi stessi abitanti.

Risolvere i problemi dell'oggi, con un occhio a non creare quelli di domani: questa la sfida che attende i nuovi amministratori lombardi. Senza dimenticare che in democrazia governa chi prende più voti, e la responsabilità di certi scempi è anche, forse soprattutto, dei cittadiini.

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