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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Il portiere del Monza confessa il suo problema e come lo ha affrontato

Una bellissima lettera quella che Alessio Cragno ha inviato a Cronache di Spogliatoio dove racconta il suo particolare modo di parlare

Alessio Cragno si mette a nudo e in una lettera, con estrema naturalezza, racconta quel suo problema che non gli ha reso certamente la vita facile. "Sì, balbetto": così inizia la lettera che il numero 1 del Monza ha scritto e inviato a Cronache di Spogliatoio, ripercorrendo quel problema che lo accompagna fin da quando era un bambino. E che anche sui campi di calcio gli ha creato qualche problema. 

Cragno ha ripercorso la sua giovane vita con quelle continue "pause" nel parlare che alcune volte (e non solo da bambino) sono state al centro di scherno. Ma il campione, grazie anche alla presenza della sua famiglia, è riuscito ad affrontare e superare, imparando non solo a parare i gol, ma anche e soprattutto a non farsi ferire dalle cattiverie delle persone. 

Mamma e papà hanno subito cercato di capire se ci fosse un problema alla base del suo balbettare ma dalle visite era emerso che Alessio stava bene. Quel suo modo di parlare era "normale". Avrebbe dovuto solo imparare e conviverci. "Stavo bene, nessuna criticità. Solo queste continue interruzioni, un problema al linguaggio - si legge nella lettera inviata a Cronache di Spogliatoio -. Tutta colpa del diaframma. Del mio stato emotivo. Ho provato a curarle, e lo faccio ancora adesso. Vado dalla logopedista, ogni tanto faccio un ciclo di terapie. Da adulto è molto più facile. Quando hai 6 anni, prendi tutto come un gioco: leggi, fai le pause, impari a respirare nel modo corretto. Lo fai divertendoti. Da grande impari ad ascoltarti, a gestirti, a renderti conto di cosa serva davvero per migliorare. Ora ho maggiore consapevolezza di quello che faccio. Riesco ad ascoltarmi e capirmi".

Non è facile, neppure adesso che Cragno è un professionista che gioca in serie A. "Accetto il giudizio esterno su quello che dico, ma su come lo dico non mi tocca e non mi deve toccare - continua il giocatore -. Meglio trovare le parole giuste che non trovarle. Questo non significa evitare di migliorare, ma se nel percorso inciampo, pazienza. Sono questo: parlo, balbetto, vado in diretta tv e faccio le interviste balbettando".

Cragno non si vergogna e spera, con la sua lettera, di essere di aiuto anche agli altri giovani che hanno il suo stesso problema e che, per paura, si isolano e si privano di tante occasioni professionali e umane. A chi sui social, soffrendo, di balbuzie gli domanda come faccia ad affrontare le interviste lui risponde che "c’è chi è senza capelli, chi ha un occhio più aperto e uno più chiuso. Io balbetto. Tutti vogliamo essere perfetti: belli, intelligenti, simpatici. Altrimenti non siamo abbastanza. Smettete di fare a gara con gli altri. La corsa è solo con voi stessi". 

Un monito e un invito non solo a chi deve affrontare il suo stesso problema, ma anche ai genitori dei ragazzi che balbettano. "I miei mi hanno lasciato libero di fare quello che volevo, accompagnandomi e supportandomi nel farlo. Non è che se ci metti due secondi in più a pronunciare una frase, allora devi limitare la tua vita. Il rischio è quello. Frenarsi nelle situazioni per paura di essere giudicati è la fine. Io ho sempre fatto quello che volevo", prosegue il portiere del Monza.

Che svela anche alcuni segreti che gli specialisti gli hanno spiegato per affrontare il problema: lavorare sulla respirazione e imparare a rilassarsi. "Nei momenti di maggior stress o nervosismo, quando sono teso, il problema aumenta. Certo, anche nei momenti di tranquillità non mi abbandona. Ti accorgi che c’è, devi restare rilassato. Sai che devi dire ogni frase in un certo modo, che c’è il rischio di interrompersi. Per me è la normalità. Se parlo, parlo così",ha concluso. Confidando nella sua lettera aneddoti della vita di tutti i giorni, nella vita privata e sul campo da gioco. Ricordando che in fondo, anche se si balbetta, non è un problema.

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