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Cronaca Desio / Piazza Giovanni Paolo II

Mariani, il sindaco della porta accanto, che tutti chiamavano «il Giampiero»

I valori, la storia e i difetti di un uomo che è stato uno dei cittadini di Desio più amati e popolari di sempre

DESIO – Era il sindaco della porta accanto. Un uomo che i 40mila abitanti di Desio chiamavano «il Giampiero». Perché lo conoscevano di persona. La città di Pio XI da tempo non è più il vecchio borgo contadino che fu: ormai ha più abitanti di Voghera e quasi il doppio di Tortona. Eppure Giampiero Mariani lo conoscevano tutti: come accade ancora solo nei piccoli paesi di montagna.

IL SUO UFFICIO? OVUNQUE - La gente lo considerava un amico. E, quando aveva un problema, non telefonava in Comune. Chiamava a casa sua. E lui non aveva mai fatto niente per impedirlo. Anzi. Nei cinque anni di mandato, aveva sempre lasciato bello chiaro sulla guida della Telecom il suo numero di casa. E – se qualcuno faceva squillare l’apparecchio, anche di notte – rispondeva lui. Al primo colpo. Il suo ufficio era ovunque: in piazza Conciliazione, all’ombra della Basilica dei Santi Siro e Materno, oppure in mezzo a una strada, dove c’era un problema.

Il sindaco Giampiero Mariani era così: presente. «Aperto per ferie» per 365 giorni all’anno. «Amo la città dove sono nato e dove ho sempre vissuto – aveva detto  il primo giorno del suo secondo mandato - e per me fare il sindaco vuol dire mettermi completamente a disposizione dei miei cittadini». Fin da prima di vincere le elezioni,  Mariani era uno dei personaggi più conosciuti a Desio. Persino l' amministrazione di centrosinistra gli aveva assegnato la «corona turrita», il premio riservato ai cittadini più illustri.

L'ORATORIO - Il suo modo di fare il sindaco era semplice, spontaneo, vicino alla gente. Uno stile appreso sul campo di calcio dell’oratorio Beata Vergine Immacolata, dal prete con il quale era diventato grande: don Renato Coccè. Nella città di Achille Ratti e di don Luigi Giussani, aveva appreso la fede rocciosa dei brianzoli.  Nell’impegno sociale – oltre che in politica e in famiglia – ha testimoniato la sua fede non comune: è stato per anni presidente dell'Unitalsi (l'associazione che accompagna i malati a Lourdes) e del Gruppo campanari: i volontari che mantengono in ordine le otto campane centenarie della basilica dei Santi Siro e Materno.

Con la gente parlava in dialett. Non era un grande oratore (per usare un eufemismo) e le sue campagne elettorali erano perlopiù disastrose e organizzate anche peggio. Eppure, a dispetto di ogni errore strategico, Mariani faceva ogni volta il pieno di voti. Anche alle ultime elezioni, con il Pdl già in incipiente crisi di consensi, aveva ottenuto oltre il 56 per cento. Un successo personale.

LE STRUMENTALIZZAZONI  DELLA POLITICA - Purtroppo, il suo prestigio personale è stato strumentalizzato, la sua popolarità sfruttata per fare il pieno di voti. La sua faccia pulita è stata utilizzata per mascherare il malaffare e la corruzione che pure non sono mancati, negli anni della sua amministrazione, mentre lui era impegnato a essere vicino alle persone. Eppure, perfino negli anni bui delle operazioni «Star Wars» e «Infinito», della caduta della sua giunta e dell’arresto di alcuni tra i maggiori leader politici regionali e provinciali che l’avevano appoggiata, la popolarità di Giampiero Mariani è rimasta, miracolosamente, intatta.

La gente percepiva il suo «odore di bucato», il suo modo di vestire elegante, pur con la giacca consumata. Saliva sulla sua auto: una vecchia Alfa 156 «euro due» (gli agenti della Locale non lo multavano per soggezione, o forse per rispetto). Entrava nella sua villetta, e trovava i mobili chippendale che aveva comperato a rate quando si era sposato, negli Anni Sessanta. E, d’estate, non andava mai in vacanza e festeggiava Ferragosto a pranzo con gli anziani rimasti in città. Difficile, di un uomo così, sostenere che si fosse arricchito con la politica.

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