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Sabato, 20 Aprile 2024
Indagini e arresti

La "droga del combattente" prescritta dal medico (corrotto): 12 arresti a Monza

Dalla farmacia al mercato nero della droga. Il giro d'affari in quattro anni ha provocato un danno di oltre due milioni e mezzo al sistema sanitario nazionale

L'ossicodone per lasciarsi sopraffare dall'euforia in pochi istanti, come se si fosse sotto effetto di alcol ma con il rischio di inebetimento perenne (due volte più forte della morfina e una volta dell’eroina). E poi il tramadolo, una sostanza conosciuta anche come la "droga del combattente", capace di amplificare la capacità di sforzo fisico, senza far sentire la fatica. Droghe "travestite" da medicinali che venivano prescritte da un medico di Milano, sfruttando nominativi di pazienti ignari, e ritirate - senza alcun costo - nelle farmacie della Lombardia da un gruppo di persone che poi rivendevano le sostanze sul mercato nero della droga.

Sono 12 le persone finite al centro di un'indagine condotta dai carabinieri della compagnia di Monza che all'alba di martedì tra Trivolzio, Pero, Cornaredo, Corsico, Rho e Milano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare. Indagati un medico di Milano, già sottoposto agli arresti domiciliari per fatti analoghi e 11 persone di origine egiziana, di cui quattro al momento risultano irreperibili.

Ora dovranno rispondere a vario titolo dei reati di spaccio di sostanze stupefacenti, prescrizioni abusive, associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato o della Pubblica Amministrazione, falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente servizio di pubblica necessità, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, esercizio abusivo di una professione, commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti.

L'indagine

A far scattare il campanello d'allarme è stata la segnalazione nel 2019 di un anomalo acquisto da parte di un cittadino egiziano di una quantità ingente di ossicodone in una farmacia monzese. E a comunicare l'episodio e far scattare le indagini era stata proprio la segalazione di un farmacista. Dai primi riscontri effettuati dagli investigatori è emerso come di quasi 7mila ricette di ossicodone rilasciate in Lombardia, circa il 30% fossero state emesse in favore di individui di origine egiziana e che 940 fossero state emesse da un singolo medico di Milano. Nel corso delle indagini inoltre uno degli uomini individuati come presunti appartenenti al sodalizio criminale era stato sorpreso con 12.000 pastiglie di oppiacei e più di 40.000 euro in contanti. Un rinvenimento sospetto che aveva confermato i dubbi sull'esistenza di una organizzazione criminale dedita al reperimento di farmaci che venivano poi rivenduti sul mercato nero.

Ogni membro del sodalizio aveva un compito preciso: c'era chi si occupava dell'acquisizione presso studi medici compiacenti di ricette rilasciate indebitamente a cui venivano prescritti farmaci a base oppiacei (ossicodone e tramadolo), chi si occupava di reperire i medicinali presentando le ricette presso le farmacie e infine poi ci si occupava dell'immissione delle confezioni nel mercato parallelo dello spaccio di droga.

Nulla era lasciato al caso: i pazienti a cui intestare le ricette venivano scelti tra quelli affetti da gravi disabilità così da non dover sostenere alcun costo perchè i medicinali erano coperti dal sistema sanitario. Anche il cognome doveva essere adatto: venivano scelti assistiti con nomi arabeggianti e che non abitassero troppo lontano dalla farmacia prescelta per il ritiro così da non far sorgere sospetti nei farmacisti.

Un giro d'affari da due milioni e mezzo

In quattro anni il sodalizio avrebbe destinato allo spaccio circa 28.000 confezioni di oppiacei indebitamente acquisite (15.000 ossicodone e 13.000 tramadolo) con un danno per il sistema snaitario nazionale di oltre 2.500.000,00 euro. I medici corrotti per ogni ricetta falsata potevano incassare anche 600 euro. "La gravità delle condotte è commisurata agli effetti devastanti che gli antidolorifici indebitamente acquistati possono avere" specificano dal comando provinciale dell'Arma di Monza e Brianza.

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