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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Il distributore di benzina e lo spaccio: la doppia vita di una famiglia albanese a Monza

Nascosti nel box i poliziotti hanno rinvenuto 90mila euro

Una famiglia insospettabile con una doppia vita. Quando tre albanesi, padre, madre e figlio, si  toglievano la tuta da benzinai facevano affari con la cocaina e rifornivano gli spacciatori del capoluogo brianzolo, dell'hinterland e i clienti provenienti da Bergamo e Brescia.

Nell'ambito dell'indagine "Velarium" che ha portato la polizia di Stato a sgominare un'organizzazione criminale dedita allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti con l'esecuzione di 27 ordinanze di custodia cautelare, nei guai è finita anche una famiglia albanese residente da anni a Monza.

I tre, M.E., 49 anni, M.A., 44enne e M.X., 24 anni, vivevano in zona Regina Pacis e qui ricevevano i clienti che  rifornivano di sostanza stupefacente. Gli agenti, nell'ambito dell'indagine partita da un tentato omicidio avvenuto fuori da un bar di Monza lo scorso 25 settembre 2015 per questioni legate alla droga, hanno ricostruito la rete di relazioni della vittima e dei due aggressori, tutti attivi nell'ambiente della droga, e hanno individuato la famiglia albanese che è risultata il fornitore del 36enne ferito. 

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In famiglia ogni componente aveva un compito preciso: il padre trattava i grossi rifornimenti ed il figlio le cessioni ad altri spacciatori. La madre, invece si occupava della “copertura”, facendo sparire la droga ad ogni minimo sospetto e con la scusa di portare a passeggio il cane si assicurava che nei dintorni dell'abitazione non ci fosse la polizia.

La famiglia poteva contare anche sull’aiuto, per le consegne dei quantitativi ingenti di cocaina, di un operaio marocchino e di sua moglie (E.O.D. e M.O.) e di un insospettabile albanese trasportatore prima di medicinali e poi di prodotti da forno (X.B.), entrambi residenti in provincia di Monza.

In un box di proprietà della famiglia, occultati in una cassaforte nascosta sotto una piastrella, sono spuntati 93mila euro circa in contanti, custoditi in sacchetti di plastica sottovuoto. Probabilmente il denaro sarebbe servito ai tre per acquistare un ingente quantitativo di cocaina.

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