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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Villa Reale / Via Giovanni Boccaccio

Studenti occupano il liceo artistico Nanni Valentini a Monza: "Ci state abbandonando"

Una ventina di studenti nella giornata di lunedì 25 gennaio, nel primo giorno (e notte) di ripresa in aula, ha simbolicamente occupato l'istituto d'arte di via Boccaccio per protestare contro un "modello scuola" ritenuto non sicuro

"Se voi l'avete dimenticata ce ne occupiamo noi". Questo lo slogan che campeggia sullo striscione che nella giornata di lunedì 25 gennaio è comparso sul cancello dell'istituto d'Arte Nanni Valentini di Monza. Nel giorno della ripresa delle lezioni in aula, dopo settimane di didattica digitale, una ventina di studenti ha simbolicamente occupato il liceo artistico di via Boccaccio chiedendo un rientro "sicuro". La manifestazione - secondo quanto annunciato - proseguirà nella notte e nella giornata di martedì. 

Occupazione liceo Nanni Valentini

"Oggi un gruppo di studenti e studentesse del LAS Nanni Valentini si è riappropriato del proprio istituto, in totale sicurezza e nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19" fanno sapere gli studenti in una nota in cui illustrano le motivazioni della protesta.

"Stanchi e stanche delle numerose problematiche emerse con la pandemia, o che da anni colpiscono l’istituto Nanni Valentini e per cui studenti, docenti e presidi non hanno smesso di lottare, abbiamo deciso di riprenderci la nostra scuola. E’ ormai nota a tutti la situazione disastrosa dell’edificio, pericolosa sia per gli studenti sia per tutto il personale scolastico; mancanza di spazi per svolgere le attività didattiche adeguatamente, soprattutto in questo periodo di pandemia. Chiediamo che siano stanziati i fondi che aspettiamo da anni per la messa in sicurezza del nostro istituto, ormai siamo ignorati da fin troppo tempo e gli incidenti dovuti alle carenze strutturali del Nanni Valentini continuano a verificarsi".

"Ci state abbandonando: abbiamo diritto a una scuola sicura"

E ancora "abbiamo diritto a recarci in una scuola sicura, i definanziamenti sull’edilizia scolastica non possono più essere accettabili e la salute degli studenti e di tutto il personale scolastico deve essere salvaguardata. Non possiamo considerare questo rientro a scuola come sicuro" aggiungono. Tra le questioni sollevate la scelta di tornare in presenza al 50% senza investimenti sui test rapidi regolari che ritengono non sia sicura, la mancanza di termoscanner, la carenza nei sistemi di tracciamento e nei i sistemi di areazione. Giudicate insufficienti anche l'aumento delle corse dei mezzi pubblici e gli spazi.

"Questo rientro per noi non può rappresentare un un miglioramento: la scuola è essenziale e senza darci garanzie di investimenti ci state abbandonando a noi stessi, al rischio di contagio, alla stessa scuola di prima che va riformata da zero.  Il nostro gruppo di studentesse e studenti si è ritrovato a interrogarsi sul fatto che fosse necessario fare un passo avanti rispetto alla narrazione “rientrare o non rientrare”, una narrazione che però non pensiamo sia reale nel momento in cui investire sulla scuola comporterebbe un necessario e consequenziale rientro in sicurezza" si legge nel documento in cui i ragazzi hanno spiegato le ragioni della protesta.

Studenti spiegano il perchè della protesta

"Prima di prendere una scelta così forte ci siamo impegnati nell’organizzare varie manifestazioni e lezioni in piazza fin dal mese di ottobre, abbiamo sempre avuto come obiettivo la rivendicazione dei diritti di studentesse e studenti, sanciti all’interno della Costituzione italiana. Abbiamo deciso di assumerci una responsabilità come giovani, studenti e adulti del futuro. La DaD ormai si trascina i suoi problemi da marzo 2020 e continuerà a trascinarli anche in didattica alternata, le istituzioni non hanno ancora avuto la capacità di investire sulla scuola e quindi sul futuro. Non vogliamo che la nostra azione venga vista come irresponsabile, altresì essa vuole essere una lezione di educazione civica e sociale: dopo mesi di abbandoni e trascuratezza gli studenti hanno preso coscienza, non si sono accontentati di un rientro fittizio e si sono riappropriati degli spazi che gli spettano per riformare la scuola, intesa come un luogo fondamentale in cui progettare un futuro diverso". 

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