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Cronaca Bovisio-Masciago

Memoona, la pakistana 23enne, ha rivisto i genitori ma sarà ospitata in comunità

E' tornata in Brianza la ragazza pakistana che aveva chiesto aiuto alla sua vecchia scuola dicendo di essere costretta a rimanere nel suo Paese contro la sua volontà

Memoona Sadfir è rientrata in Brianza. La ragazza, pakistana di 23 anni, era stata portata nel suo Paese dalla famiglia con la scusa di andare a far visita a dei parenti. Poi i genitori erano rientrati in realtà da soli a Bovisio Masciago, lasciandola lì, e lei aveva chiesto aiuto scrivendo una lettera alla sua vecchia scuola superiore. Il preside l'aveva consegnata ai carabinieri e si era attivata la Farnesina per aiutarla e farla rientrare.

La giovane ha incontrato la sua famiglia ma, dopo un momento di commozione, si è capito che i dissidi familiari non si sarebbero affatto risolti, così Memoona verrà ospitata in una comunità protetta.

Come si ricorderà, i genitori di Memoona non volevano che la figlia studiasse e non accettavano l'uomo che aveva voluto ad ogni costo sposare, considerandolo "un criminale". Genitori e fratello avevano anche smentito che la ragazza fosse costretta a rimanere in Pakistan. Sul caso le indagini continuano. Dopo l'incontro, il padre della 23enne ha tra l'altro detto ai giornalisti presenti che a Memoona studiare servirebbe soltanto per "lavorare, avere una stabilità e far venire qui suo marito".

Dopo il ritorno della ragazza si è espresso anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. "Il positivo esito, che ha posto fine a una grave violazione dei diritti fondamentali della giovane donna, è stato reso possibile, a seguito del personale interessamento del ministro, dall'efficace azione della nostra ambasciata a Islamabad in stretto raccordo con la Farnesina", si legge in una nota della Farnesina.

La storia di Farah

La vicenda ricorda quella di Farah, la ragazza veronese che era stata riportata in Pakistan dalla famiglia con l'inganno per costringela ad abortire.

La giovane era riuscita a scrivere alcuni messaggi su WhatsApp alle amiche rimaste in Italia, chiedendo aiuto e raccontando di essere stata costretta con l'inganno dalla famiglia a tornare in Pakistan, dove era stata legata, sedata e costretta ad abortire il figlio che aspettava dal fidanzato, un ragazzo di origini pakistane ma adottato da una famiglia veronese e cittadino italiano. 

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