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Cronaca

Troppi ritardi: Expo 2015 rischia di aprire senza le grandi opere

Allarme lanciato da Assolombarda: tra le infrastrutture più a rischio ci sono Pedemontana e Tem. In ritardo numerosi altri cantieri, molti senza copertura economica

MONZA – Per anni è stato un tormentone: Expo 2015 ha rappresentato le colonne d’Ercole entro le quali tutto avrebbe dovuto essere compiuto. «Non plus ultra». Ma ora al fatidico 1 maggio 2015 mancano solo 819 giorni e una manciata di ore. E le «eterne incompiute» restano ostinatamente incompiute. Come l’autostrada Pedemontana e la Tangenziale Est Esterna, per esempio.

L'ALLARME DI ASSOLOMBARDA - A lanciare l’allarme sono stati il presidente di Assolombarda, Alberto Memomartini e il suo vice, Giuliano Asperti: «Se non daremo un robusto colpo d’acceleratore ai lavori, c’è il rischio che alcune delle grandi infrastrutture per Expo arrivino in ritardo». Tra le «belle addormentate» ci sono in pole position Pedemontana e Tem. A rischio ritardo ci sono anche la Broni-Mortara. Ma le «bandierine nere» sono molte di più: secondo i calcoli di Assolombarda, solo sei cantieri sui 21 aperti per Expo stanno rispettando il crono programma. Tra queste ci sono opere importanti come il Metrò 5 e il prolungamento della «M1»). Quattro invece sono state stralciate, cinque sono al limite (i parcheggi e la Zara-Expo) e sei finiranno dopo Expo (collegamento tra i terminal a Malpensa e Tem e Pedemontana).

LE PERPLESSITA' - Non mancano inoltre perplessità – anche autorevoli – sull’utilità effettiva di queste opere mastodontiche e costosissime. Andrea Boitani, esperto di economia dei Trasporti, a proposito di Pedemontana, Tem, e Broni-Mortara, ha scritto: «Bisogna non solo valutare costi non più sostenibili, ma anche se queste opere servono davvero».

RAPPORTO OTI - A dare la stoccata finale a ogni entusiastico ottimismo ci ha pensato il tradizionale Rapporto Oti Nordovest 2012: il report annuale sullo stato di avanzamento delle infrastrutture strategiche per il Nordovest del Paese: «Delle 24 opere lombarde monitorate, in undici anni solo cinque sono state concluse (8 miliardi di euro), 10 sono in corso di realizzazione (16 miliardi, con una disponibilità attuale di sei) mentre il costo di quelle da avviare è di circa quattro miliardi, con una copertura di poco superiore a uno. E nel 2012 – recita sempre il Rapporto Oti - rispetto al 2011 «è stata completata la ferrovia Saronno-Seregno, 11 opere hanno avuto avanzamenti mentre 8 sono rimaste quasi ferme».

IL RUOLO DELLA CRISI -  A fare da potente freno, oltre alle tradizionali maglie burocratiche e all’inerzia del Belpaese, c’è la pesante crisi economica: «Complessivamente, mancano quasi 4,5 miliardi a debito e oltre un miliardo di capitale sociale». Da qui l'appello al prossimo governo e anche all'Ue di «defiscalizzare gli investimenti su opere ex novo che produrranno un recupero tra trenta-quarant'anni». Entro Expo, di Pedemontana sarà chiuso il primo lotto, la tratta A8-A9 e «c'è qualche probabilità per la connessione alla Milano-Meda». I lavori tra Milano-Meda e Dalmine partiranno solo dopo l'entrata in esercizio del primo lotto e dopo aver risolto i problemi finanziari (da lì, almeno 3 anni di cantiere). Sbloccata la situazione invece per la Brebemi, potrebbe entrare in esercizio a metà 2014 se verrà realizzato l'arco Tem tra Cassanese e Rivoltana. Va detto che queste opere sono di fatto attese da decenni e che Expo ha – al di là di tutto – svolto un ruolo di potente acceleratore.
 

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