Il comitato non ci sta: "Via l'Autodromo, il Parco torni alle origini"
"Non di colpo, progressivamente" - spiega Bichi Montrasio, la rossa pasionaria del comitato Antonio Cederna - "ma bisogna riparare allo scempio di 90 anni fa". Ma nel mirino c'è anche il Golf: "Si trova in uno spazio pubblico, ma è stato requisito da 700 ricchi". Ecco cosa vogliono
MONZA - Ce l'hanno con l'Autodromo, con il Golf e con chi non rispetta il Parco. Ma non chiamateli integralisti. "Vogliamo solo riparare un danno che è stato commesso 90 anni fa" spiega Bichi Montrasio, presidentessa del Comitato Antonio Cederna. La pasionaria monzese ne ha per tutti: per il Comune ("Che bello se il sindaco, che abita qui vicino, venisse a questa riunione ad ascoltarci"), con Sias ("Le società concessionarie fanno quello che vogliono all'interno di un'area protetta da vincoli ambientali"), con il Golf ("Hanno reso il parco cintato più grande d'europa quello più recintato di tutti, e questo per dare la possibilità di giocare a 700 persone straricche"). Nelle parole trasuda però amore per il polmone verde. Montrasio mostra un giornale d'epoca ( anni '20) in cui la costruzione dell'Autodromo veniva già osteggiata in un lungo editoriale, assieme a foto dello scempio compiuto dai tifosi durante il Gran Premio. "Ma non sono i supporter i responsabili, sa che molti di loro non sanno nemmeno di trovarsi in un parco storico? Per questo negli anni passati abbiamo cercato di informarli".
TURISMO SLOW - E' un bilancio alternativo del GP quello presentato stamane dal Comitato, che vuole tornare - "progressivamente" - a restaurare l'aspetto originale del Parco. Tradotto: via tutto, a partire dall'Autodromo. "Non ci opponiamo a salvaguardare alcune parti a mo' di memoria, ma il circuito è stato uno scempio ingegneristico sin dal principio, a cominciare dalle paraboliche: pensi che non ci si può nemmeno correre!".
Le questioni affrontate da Montrasio sono però più ampie, e riguardano la scoperta di Monza come città modello di un turismo slow, più che mordi e fuggi. "Ma per farlo mancano politiche culturali che spalmino la presenza su tutto l'arco dell'anno, ad esempio creando dei festival che richiamino pubblico da fuori".