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Cronaca Cesano Maderno

"Fermate la guerra delle morti sul lavoro, con i fatti non con le parole"

La denuncia di Matteo Mondini, cesanese e testimonial nazionale della sicurezza sui luoghi di lavoro

"Due morti sul lavoro e un ragazzo che molto probabilmente perderà il braccio in seguito a un infortunio il tutto nell'arco di una giornata sono il bollettino di una guerra. Bisogna intervenire subito, ma non con le parole e i discorsi. Neppure con le leggi: di quelle ce ne sono già abbastanza e sono complicate. Bisogna entrare nelle ditte e nelle scuole professionali e mettere sotto gli occhi degli imprenditori, dei lavoratori e degli studenti quello che può capitare se si è vittima di un incidente sul lavoro". 

Folgorato a 28 anni

A parlare è Matteo Mondini, 38 anni di Cesano Maderno, testimonial nazionale della sicurezza sul lavoro. Lui che, all'età di 28 anni, ha rischiato di morire mentre lavorava in un negozio sprovvisto del salvavita nel centro di Monza. Matteo è rimasto folgorato: vivo per miracolo, per lui è iniziato un lunghissimo calvario fatto di interventi chirurgici, l'amputazione del braccio, problemi cardiaci e un futuro tutto da reinventarsi. Impossibile per lui ritornare a lavorare nell'azienda di famiglia. Da qui la scelta di diventare portavoce dell'importanza della sicurezza sui luoghi di lavoro. Nel frattempo attende il risarcimento.

In Lombardia 2 morti e 1 ferito grave

E oggi di fronte alla notizia della postina di 29 anni morta mentre era in servizio a Mariano Comense, dell'operaio di 58 anni che è morto schiacciato sotto un tornio industriale in una ditta di Gorgonzola, e del 22enne che ha Seregno rischia di perdere il braccio per un incidente mentre stava lavorando in una vetreria Matteo Mondini è indignato e arrabbiato. "Adesso è arrivato il momento di agire, ma di agire seriamente - spiega a MonzaToday -. Sono arrabbiato: è inaccettabile morire per portare la pagnotta a casa. Le leggi ci sono, non ne servono altre. La burocrazia e la normativa è già abbastanza complicata per le piccole e per le medie imprese. Si parla di inasprire le sanzioni contro i datori di lavoro, ma nessuno parla e nessuno fa formazione e sensibilizzazione. Bisogna entrare nelle fabbriche e nelle scuole, guardare in faccia i lavoratori e i datori di lavoro, far capire che se c'è un dubbio il macchinario va fermato. Che bisogna prestare massima attenzione".

Il progetto Safety Tour

Un progetto, quello del Safety Tour che il cesanese sta portando avanti da solo nelle aziende di tutta Italia e negli istituti professionali dove lo chiamano per parlare di quello che gli è accaduto, per far riflettere e per sensibilizzare chi lavora e chi il lavoro lo offre. "Quando entro nelle ditte e nelle aule io mi presento e racconto la mia storia - prosegue -. Le persone chiedono, vogliono sapere, si emozionano e il loro modo poi di approcciarsi al macchinario, alla catena di montaggio o a quel lavoro che fanno anche da anni cambia. La mia missione è quella di salvare vite; dobbiamo tutelare i nostri operai di oggi e quelli di domani. Se ancora oggi il bollettino delle morti sul lavoro è come un bollettino di guerra allora qualcosa le istituzioni lo stanno sbagliato".

"Ogni volta si riapre la ferita"

Matteo Mondini non si ferma. Bussa alle porte delle istituzioni, è disponibili ad incontri ("La sicurezza nei luoghi di lavoro non ha colore politico", ribadisce) nelle scuole, nei comuni, con le associazioni di categoria. "Ogni volta che una persona muore sul lavoro mi si riapre una profonda ferita - conclude -. Io so quello che provano i familiari. Io per quel maledetto incidente non ho potuto mai cambiare il pannolino ai miei bimbi. So che cosa significa vivere senza un braccio per un infortunio sul luogo di lavoro e sono disponibile all'ascolto e all'aiuto di chi sta vivendo questo dramma". 

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