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Cronaca Villa Reale / Via Luciano Manara

Studente gay costretto a stare in corridoio: “Vanno protetti gli altri”

Il ragazzino, sedici anni, è stato costretto a seguire le lezioni fuori dalla classe per evitare di "influenzare negativamente gli altri". La rabbia della famiglia: "Non è in questo modo che si educano i ragazzi". La storia

Lo hanno obbligato a stare fuori dall’aula. Hanno messo la sua sedia e il suo banco in un corridoio. Lo hanno lasciato da solo, senza nessun compagno di scuola accanto. Senza nessuno vicino. 

Uno studente di sedici anni è stato costretto a lungo a seguire le lezioni dal corridoio della scuola. La sua colpa? Soltanto essere omosessuale. Teatro delle discriminazioni, raccontate dal “Giornale di Monza”, è stata la Ecfop, l’ente cattolico di formazione professionale di via Manara 34. 

Ad aprire uno squarcio sui giorni di solitudine e vessazioni subiti dal sedicenne, è stata la madre del ragazzo, che un giorno lo ha visto tornare in lacrime dalla scuola. A quel punto, la donna non ci ha pensato due volte e ha denunciato il tutto ai carabinieri, portando con sé anche alcune foto che testimoniano la situazione di suo figlio.  

“Mio figlio viene discriminato solo perché è gay. I suoi voti sono buoni – ha raccontato ai militari, secondo quanto riportato dal Giornale – e gli insegnanti mi dicono che è bravo”. Per il preside dell’istituto, però, evidentemente non è abbastanza. 

Tanto da costringere il ragazzo a passare le ore scolastiche in corridoio per evitare che i suoi comportamenti possano avere “influenza negativa sugli altri ragazzini” e perché - avrebbe detto il dirigente scolastico - “vanno protetti gli altri bambini”. 

Ai militari, la madre del sedicenne ha anche raccontato la motivazione della scelta, “incomprensibile e ingiusta”, che ha portato il preside a punire il figlio: “Quando ho chiesto come mai fosse in corridoio, mi hanno spiegato che è per via di una fotografia pubblicata su Instagram nella quale mio figlio è nudo assieme a un altro ragazzo”, ha raccontato la signora.

La foto, che ritrae due ragazzini dalla vita in sù, “non l’ha scattata a scuola”, ha assicurato la madre. Il direttore dell’istituto, interpellato dal Giornale di Monza, sembra però non voler tornare sui propri passi. 

“Vi assicuriamo che non facciamo discriminazioni sessuali né razziali - ha scritto in una nota -. La nostra attenzione è alla formazione professionale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale sociale della Chiesa cattolica”.

"Tutte le decisioni adottate sono state fatte nell'esclusivo interesse del ragazzino”, ha spiegato il dirigente scolastico. “In ogni caso - ha specificato, ammettendo che una ‘discriminazione’ c’è stata - non è stato tenuto in corridoio, ma in uno spazio apposito proprio per tutelarlo rispetto a quello che stava accadendo in classe". 

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