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Cronaca

"Se non si fa questa legge i morti ci saranno sempre"

Croci di legno, fotografie di sorrisi spenti troppo presto e il dolore dei parenti delle vittime della strada: il sit-in a Monza per chiedere l'introduzione del reato di omicidio stradale

Croci di legno sull’asfalto e fotografie con tanti volti di ragazzi strappati alla vita troppo presto, di sorrisi spenti per l’azzardo altrui al volante.

A Monza martedì pomeriggio sotto la sede della Prefettura in via Prina 17 si è svolta la manifestazione organizzata, con presidi su tutto il territorio nazionale, per sollecitare il governo sulla necessità dell’introduzione del reato di omicidio stradale.

Mentre il presunto pirata della strada, l’uomo che era alla guida del Q5 domenica mattina in viale Brianza, si dichiara innocente nonostante le telecamere lo incastrino, rivelando la dinamica del sinistro che ha provocato la morte del giovane Elio Bonavita, a Monza i parenti delle vittime della strada hanno fatto sentire la propria voce.

Tanti i genitori presenti, ognuno con il proprio dolore nel cuore e con il ricordo del proprio ragazzo portato via alla vita troppo presto e morto sull’asfalto. In prima fila c’era Croce Castiglia, la mamma di Matteo La Nasa, presidente dell’Associazione creata in memoria del giovane morto il 19 luglio 2009 nel lecchese mentre sedeva ai tavolini di un bar, travolto da un’auto.

“Chiediamo la certezza della pena, l’ergastolo della patente e la legge che deve essere subito applicata: basta con le stragi sulle strade. Noi siamo stufi di regalare i nostri figli all’asfalto” ha dichiarato Croce Castiglia a MonzaToday, nel giorno in cui il testo sull’introduzione del reato di omicidio stradale è approdato dopo mesi di stallo alla Commissione Giustizia del Senato.

Omicidio stradale, sit-in sotto la Prefettura | Foto Signorile/©MonzaToday

"I nostri giovani li vogliamo a casa con la famiglia e se lo stato non ci dà questa legge i morti ci saranno sempre perchè nessuno ha paura" ha aggiunto. 

A fare da eco alle parole della mamma di Matteo La Nasa c’erano i genitori di tanti altri ragazzi morti sulla strada a causa di incidenti stradali.

Germano Rossi, papà di Paolo, morto a Busnago nel 2003 insieme ad altri tre amici a 21 anni, sbalzato fuori dal finestrino della vettura guidata a folle velocità da un amico e precipitata da un ponte, nel ricordare suo figlio ha voluto anche sottolineare quanto sia importante l’educazione stradale a scuola per sensibilizzare i ragazzi sui rischi: “Solo così, nel momento in cui si preme sull’acceleratore, qualcosa scatta nella mente” ha dichiarato, ricordando anche l’appuntamento annuale fissato per il 10 maggio a Burago di Molgora per ricordare con un torneo di calcio Paolo.

Con il proprio dolore a chiedere giustizia c’era anche Paola Santi, la mamma di Cavaliere Fabio, ucciso a 19 anni vent’anni fa a Lissone, lungo viale Libertà, da un’auto guidata da un ubriaco che lo ha travolto uscendo da una via laterale. Paola fino a poco più di un anno fa ha lavorato in Polizia Locale come amministrativa: “Tutte le volte che vedevo arrivare qualcuno con una sanzione e lo sentivo lamentarsi che per poco sarebbe riuscito a evitarla” ha dichiarato “gli ho sempre risposto che per quel poco la vita di mio figlio non c’è più”.

A Monza era presente anche la mamma di Roberto Grasso, ucciso il 24 febbraio 2013 fuori dal pub Copacabana a Caponago in una notte di neve: la donna tra le lacrime ha chiesto giustizia perché al ragazzo che ha investito suo figlio, un 22enne romeno, non hanno fatto “niente di niente”, “si sono limitati al ritiro della patente per due anni”. Con un’auto di grossa cilindrata che viaggiava a quasi 100 km/h in una sera di neve il conducente ha travolto Roberto, 27 anni che stava attraversando dopo aver salutato gli amici, pronto a tornarsene a casa.

“Roberto non fare tardi” le ultime parole che la mamma è riuscita a dirgli. “Mamma quando torno, torno. Tranquilla”. Ma Roberto a casa non è più tornato.

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