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Omicidi

Mamma e figlia uccise a martellate, killer ricoverato a Monza

Ferito gravemente anche il figlio 23enne. Maja è ricoverato nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Gerardo. A renderlo noto sono stati i suoi legali

Era atteso a Busto Arsizio per l'interrogatorio di garanzia ma Alessandro Maja, 57 anni, si trova in ospedale a Monza, ricoverato nel reparto di psichiatria. 

L'interior designer con studio a Milano mercoledì, nell'abitazione di famiglia a Samarate, ha ucciso a martellate la moglie - Stefania Pivetta - e la figlia di 16 anni Giulia. A essere colpito è stato anche il figlio 23enne che al momento è ricoverato in ospedale e le sue condizioni sarebbero stabili.

A rendere noto il ricovero del 57enne accusato dell'omicidio della moglie delle due donne e del tentato omicidio del figlio Nicolò, sono stati i suoi avvocati difensori, Enrico Milani e Sabrina Lamera. "Le sue condizioni sarebbero incompatibili con il carcere" hanno spiegato all'Ansa. L'interrogatorio di garanzia verrà rinviato a quando Maja sarà in grado di parlare. L'uomo era già stato ricoverato in ospedale a Busto Arsizio, dove era piantonato dai carabinieri, per alcune ferite che si sarebbe procurato da solo.

Le scuse alla figlia la sera prima

Il drammatico dettaglio viene rivelato dai parenti della famiglia distrutta dalla furia di Alessandro Maja. Il professionista, la sera prima di compiere una strage in famiglia nella villa di Samarate uccidendo la moglie e la figlia 16enne, e pensando di uccidere anche il figlio maggiore di 23 anni tuttora ricoverato in gravissime condizioni, aveva chiesto scusa alla ragazza, Giulia. 

Lo aveva detto la ragazza al nonno materno. Un dettaglio che ora assume i contorni della premeditazione. "Papà è venuto da me e mi ha chiesto scusa", aveva raccontato Giulia. Quella stessa notte suo padre ha sferrato colpi di martello contro la moglie, con cui era in crisi da qualche tempo, e i due figli, uccidendo la donna e la ragazza e credendo di avere ucciso anche Niccolò, il figlio più grande. 

Maja non ha risposto alle domande al primo interrogatorio ma, probabilmente, lo farà al secondo. Sulle prime, ricoverato in ospedale, era stato sentito urlare "ci sono riuscito", mentre le sue uniche frasi successive mostravano segni di smarrimento ("sono un mostro", avrebbe detto). La famiglia si sta stringendo intorno a Niccolò, nella speranza che ce la faccia. Le sue condizioni sarebbero stabili e desterebbero nei medici minor preoccupazione che nei primi attimi di intervento dei soccorsi.

Le liti

Il 'quadro familiare' emerso dai racconti dei parenti sarebbe quello di una situazione più tesa del solito. Maja si sarebbe più volte lamentato delle spese in famiglia, della situazione del suo studio professionale dopo il covid, dei conti economici. Un clima che, secondo quanto viene raccontato, avrebbe fatto scaturire litigi negli ultimi tempi. La scena del crimine presentava sangue ovunque nella casa, ma soprattutto vicino al divano, dov'è stata uccisa la moglie Stefania Pivetta, e nelle camere da letto dei figli della coppia.


 

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