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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Droga e soldi reinvestiti in attività commerciali: monzese nei guai

Luigi D'Ercole, originario di Monza, è coinvolto insieme a un altro quarantaseienne nell'indagine della Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e della questura del capoluogo emiliano. Reinvestiti in attività soldi provento di traffico di droga. Sequestrate due attività

Avrebbe reinvestito capitali provenienti dal traffico di droga sul mercato, puntando su attività commerciali.

Di questo è accusato, insieme a un altro uomo, Luigi D'Ercole, quarantaseienne originario di Monza ma residente a Bologna, nell'ambito di una maxi operazione portata a termine dalla Polizia di Stato, Squadra Mobile e Sezione Direzione Investigativa Antimafia, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.

In totale si parla di beni sequestrati per oltre un milione e mezzo di euro, nell’ambito di una più articolata indagine tesa al contrasto del traffico di droga, nella quale risultano implicati due 46ennei italiani: G.I., leccese già noto alle forze dell’ordine, e a L.D, originario di Monza, entrambi residenti a Bologna.

In particolare, in esecuzione del decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, oltre a diversi rapporti finanziari accesi presso ventuno istituti di credito, è stato sequestrato l’intero compendio aziendale delle società, con sede in Bologna – intestate a prestanome ma riconducibili a G.I. Si tratta del ristorante "I Sapori Della Taranta" e del forno "Lu Furnu Te La Taranta" , nonché un immobile, di proprietà del di L.D, adibito ad abitazione.

Sono in corso diverse perquisizioni presso le abitazioni e le attività commerciali riconducibili agli indagati, disposte dai magistrati titolari dell’indagine. Nel corso dell'attività, la Direzione Investigativa Antimafia di Bologna, ha tratto in arresto M.C., 34 anni, che risultava intestatario di una delle società riconducibili ad G. I: il 34enne è trovato inoltre in possesso di due pistole (revolver marca Colt modello python 357 magnum con matricola abrasa e di pistola semiautomatica, dotata di silenziatore, di fabbricazione slava), nonché di diverse munizioni.

In sintesi, spiegano gli inquirenti, le indagini hanno accertato che i beni sequestrati sarebbero frutto del reimpiego dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti praticato da G.I e da questi investito nell’avvio dell’attività commerciale. Ad analoghe conclusioni si è pervenuti per L.D. In particolare, gli investigatori hanno svolto mirati accertamenti patrimoniali, che hanno interessato anche i familiari ed i conviventi degli indagati, al fine di documentare “la netta sproporzione tra il patrimonio reale e quanto dichiarato ai fini delle imposte o dell’attività economica esercitata.”

Per Luigi D'Ercole, oltre alla sproporzione tra redditi disponibili e ricchezza accumulata, sarebbe stato documentato il reimpiego di capitali illeciti, con ogni probabilità in parte frutto del traffico di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda il forno e il ristorante posti sotto sequestro, il G.I.P ha nominato un amministratore giudiziario al fine di garantire la continuità delle attività commerciali cautelate.

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