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Cronaca

Sergio Bramini e il fallimento della sua ditta: il Tribunale dice no all'esproprio

L'azienda è posta in liquidazione e servirà a soddisfare i creditori dell'imprenditore brianzolo che è anche consulente del Ministero dello Sviluppo Economico per volontà di Di Maio

Bloccato dal Tribunale di Brescia l'esproprio dell'azienda di Sergio Bramini, l'imprenditore di Monza diventato noto a livello nazionale perché, a primavera del 2018, era stato sfrattato da casa dopo la dichiarazione di fallimento della sua azienda, che tuttavia aveva 4 milioni di euro di credito verso lo Stato.

La decisione è arrivata dopo che l'avvocato dell'imprenditore aveva presentato domanda di liquidazione, accettata dai giudici che, di conseguenza, hanno statuito che non si possono proseguire "azioni cautelari o esecutive, né acquistati diritti di prelazione sul patrimonio oggetto di liquidazione". In altre parole: poiché l'azienda di Bramini è oggetto delle pretese dei suoi creditori, non può essere espropriata.

L'imprenditore ha ora quattro anni di tempo per vendere i suoi beni ad un prezzo adeguato e soddisfare, con il ricavato, i creditori. Bramini è comprensibilmente contento e ha dichiarato che si tratta di "una delle più belle vigilie di Natale" della sua vita.

Quando era scoppiato il caso, l'Italia si trovava nella campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo: Matteo Salvini (Lega) e Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle), in quel momento schierati in modo opposto, avevano fatto visita a Bramini e quando i due politici sono diventati entrambi vice premier nel governo che vede, alleati, proprio la Lega e i 5 Stelle, l'imprenditore è diventato consulente del Ministero dello Sviluppo Economico (quello di Di Maio) con l'obiettivo di studiare una proposta di legge ad hoc per i casi come il suo. 

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