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Cronaca

La scuola cambia idea, lo studente gay "discriminato" può tornare in classe

La famiglia ha ricevuto la telefonata da parte dell'istituto giovedì in tarda mattina e si è recata a formalizzare l'iscrizione: "G. è felicissimo" ha commentato la mamma

G. può tornare a scuola e ricominciare a studiare, insieme ai suoi compagni, tra i banchi dell'Ecpof di Monza. Finale a sorpresa per la vicenda che ha fatto puntare i riflettori di tutta Italia su Monza con il "caso" scoppiato tra i corridoi dell'Ente di Formazione Professionale Cattolica, dove lo scorso anno uno studente minorenne era stato allontanato dalla classe e costretto a seguire le lezioni dal corridoio per una fotografia postata sui social che lo ritraeva a petto nudo con un amico definita "pornografica".

Al suono della campanella del primo giorno di scuola G. non era in classe: la famiglia non ha presentato regolare domanda di iscrizione nei tempi previsti, hanno detto dalla scuola, e, per lui "non c'era più posto". Per  l'istituto è stata solo una questione burocratica e, specificano con un comunicato, non c'è stata alcuna intenzione di discriminare il ragazzo. Per la famiglia invece si è trattato di un "giochetto", forse una ritorsione per quanto accaduto l'anno scorso quando la denuncia della mamma del ragazzo aveva sollevato diverse polemiche. 

"Quello che è successo lo scorso anno è partito da me, da una mia denuncia. Se fosse stato per G. sarebbe rimasto in silenzio ancora cinque giorni ad ascoltare le lezioni dal suo banco nel corridoio della scuola, rispettando la punizione che aveva stabilito l'istituto". "Stanno giocando con la sua vita e con il suo futuro e non ne hanno diritto" si era sfogata la mamma, Ionela Anisoara Croitoru, con MonzaToday. 

Giovedì mattina poi, a sorpresa, la telefonata della scuola che informava la famiglia che G. sarebbe potuto tornare nonostante il ritardo nella presentazione della domanda di iscrizione e li invitava a presentarsi per firmare le pratiche. Nella stessa giornata l'istituto aveva diffuso una nota stampa in cui ribadiva la propria posizione e le motivazioni (i ritardi della famiglia) ma in una lettera aperta al preside dell'istituto Adriano Corioni, il presidente don Marco Oneta invitava la scuola a valutare la possibilità di riammettere il ragazzo. "Comprendo benissimo il rigore della direzione e dei formatori ma al tempo stesso mi ha molto colpito la diversità di posizione tra la madre, contraria all'iscrizione, e il ragazzo che invece insiste nel venire in ECPOF" ha spiegato don Oriani che ha aggiunto "Per questo ti chiedo se non sia ancora possibile accettare tra i nostri alunni il ragazzo perchè possa giungere alla qualifica professionale in un ambiente educativo rigoroso e costruttivo come ECPOF" ha scritto don Marco Oneta. 

"G. è felicisimo" - commenta la mamma - "non vede l'ora di vedere gli insegnanti, i compagni e i suoi amici e finalmente ha ricominciato ad alzarsi dal letto". In merito al ripensamento della scuola poi aggiunge "Penso che avevo ragione io e che tutto quello che abbiamo fatto è stato giusto perchè se non ci fossimo fatti sentire la scuola avrebbe lasciato ancora G. a casa". La famiglia intanto, per replicare alle dichiarazioni dell'istituto che ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna telefonata dai genitori nei mesi di giugno e luglio, ha dato mandato al proprio legale, l'avvocato Daniele Bertaggia, di recuperare i tabulati telefonici dove dovrebbe esserci traccia delle chiamate. La famiglia, che nei mesi scorsi aveva valutato la possibilità di ritirare la denuncia presentata lo scorso anno nei confronti del preside dell'istituto, ora annuncia di "essere convinta della battaglia" e di voler andare avanti. 

Dalla scuola invece nessuno vuole commentare la decisione della riammissione dello studente. 

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