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Cronaca

Studentessa segregata per giorni dall'ex e violentata: in manette un 24enne albanese

I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2012 e il 2013, quando la vittima era ancora minorenne: lesioni, violenze sessuali e atti persecutori

E' iniziato tutto con un'amicizia: due adolescenti hanno cominciato a conoscersi, frequentarsi e, alla fine, si sono innamorati. Presto però il sentimento si è mischiato con la violenza, l'aggressività e le minacce e per la vittima è cominciata anche una spirale di brutali vessazioni fisiche, sessuali e psicologiche dalla quale è stato difficile uscire.

I poliziotti del commissariato di Monza lo scorso 17 maggio hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di B.N, 24enne albanese, residente a Monza, con l'accusa di lesioni personali, sequestro di persona e violenza sessuale al termine di un'indagine avviata a inizio anno quando negli uffici della polizia di Stato si è presentata la vittima, che con il supporto di un amico ha deciso di raccontare tutto e di denunciare le violenze subite.

La studentessa, italiana, monzese, A.L., oggi ha 21 anni ma all'epoca dei fatti era ancora minorenne. La giovane aveva conosciuto il ragazzo nel 2007 e tra i due era nata un'amicizia che nel 2009 poi si era trasformata in una frequentazione fino a diventare nel 2011 una relazione d'amore stabile. Presto però l'indole aggressiva del compagno si è manifestata in tutta la sua brutalità e sono iniziate le violenze che si sono susseguite con un'escalation di crudeltà che è terminata soltanto quando, a fine 2013, la relazione tra i due si è interrotta perchè il ragazzo ha iniziato a frequentare un'altra giovane sua connazionale. 

Prima le lesioni e le botte, poi le violenze sessuali con rapporti sessuali non consenzienti o consumati dietro minacce con la paura da parte della ragazza di subire ritorsioni e di mettere in pericolo anche la sua famiglia. In un'occasione la giovane, malmenata dal compagno, era dovuta ricorrere alle cure mediche del Pronto Soccorso e ai medici aveva raccontato di essere caduta in motorino. Un banale incidente, per nascondere una triste verità che invece, dentro, faceva più male della quale, ancora, nemmeno la sua famiglia si era accorta.

Al termine di una lite poi nell'ottobre 2013 il ragazzo, per punire la fidanzata allora adolescente, l'ha rinchiusa per giorni in cantina, segregandola e costringendola ad avere rapporti sessuali. La vittima, ripercorrendo quei tragici momenti con i poliziotti ha raccontato di non avere avuto cognizione del tempo trascorso rinchiusa in quel locale, segregata dal mondo e di essere certa di avervi trascorso almeno due notti. Ai genitori della ragazza lui, per evitare che qualcuno sospettasse qualcosa, aveva inviato un sms dicendo che sarebbero stati lontani per una vacanza qualche giorno. Invece la ragazza era sempre rimasta a Monza, a pochi chilometri da casa a vivere un incubo senza riuscire a chiedere aiuto.

Con il termine della relazione la giovane poi ha intrapreso un percorso che, con l'aiuto di una psicologa, l'ha portata a superare il trauma e comprendere che quello, fatto di violenze, paura e minacce non poteva essere amore. Nel 2015 però l'ex fidanzato è tornato a farsi vivo e con le violenze sessuali sono iniziati anche gli atti persecutori, con minacce che paventavano ritorsioni anche sulla famiglia della ragazza nel caso lei avesse provato a denunciare gli episodi. "Sarai mia per sempre"  le diceva, ricomparendo puntualmente proprio quando la giovane credeva ormai di essersi lasciata tutto alle spalle.

Ad aiutare a ripercorrere tutti questi brutti episodi per l'ultima volta sono stati gli agenti del commissariato di Monza con il pool che si occupa di reati contro le fasce deboli formato dal Sostituto Commissario Francesca Gonnella, l'Ispettore Superiore Gabriele Sala e l'Assistente Capo Giovanni Sardi. Grazie alla denuncia della ragazza, ai riscontri testimoniali, agli interrogatori e alle intercettazioni ambentali e telefoniche, i poliziotti sono riusciti ad arrestare il giovane che ora si trova in carcere. La vittima invece, che oggi è un giovane donna, potrà ricominciare a vivere senza il fantasma della paura. 

Dal commissariato hanno colto l'occasione per sottolineare l'importanza di chiedere aiuto subito alle forze dell'ordine quando si è vittime di violenze e abusi per consentire all'iter della giustizia di attivarsi nel più breve tempo possibile. Oltre alle forze di polizia è fondamentale anche l'aiuto che arriva dalla famiglia che spesso intercetta per prima segnali di malessere e disagio nelle vittime che a volte possono manifestarsi con disturbi alimentari, crisi e attacchi di panico. 

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