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Cronaca

Tarek, ragazzo "fantasma" di 160 chili prigioniero in casa salvato da un medico monzese

Bloccato a letto a causa del peso e di una serie di patologie connesse, il 25enne egiziano non usciva di casa da due anni e l'ultima volta era servita una gru e i vigili del fuoco per calarlo dall'appartamento. A quella porta l'altro giorno ha bussato un chirurgo monzese e ora la vita di Tarek potrebbe ricominciare da qui

Quattro mura, il letto e una televisione. E una finestra, l'unico sguardo sull'orizzonte a disposizione ma anche quella troppo lontana da raggiungere. Questo il mondo in cui da ormai due anni vive Tarek, un ragazzo di venticinque anni di origine egiziana. Nessun contatto con l'esterno, bloccato a letto dai suoi centosessanta chili per un metro e novanta di ragazzone e da una serie di patologie connesse in parte sconosciute rese insormontabili anche dagli ostacoli della burocrazia. A scandire le sue giornate l'affetto incondizionato della sua famiglia: la madre, il padre che a causa del covid ha perso il lavoro come pizziolo e il fratello maggiore che ora è l'unico sostegno economico. E poi l'instancabile attenzione dei volontari della onlus La Speranza che grazie alla presidente Pina Andrello da anni seguono la famiglia del ragazzo insieme ad altre 400 famiglie con 370 minori.

"La sua mamma è arrivata in lacrime un giorno al centro, da noi" spiega la signora Andrello. "E' svenuta qui davanti. L'ho vista molto sofferente e poi abbiamo capito il motivo: prima non aveva mai parlato di suo figlio".

Anni di appelli e battaglie per l'ottenimento di sussidi ma anche di attenzione per riuscire ad avere assistenza medica per il ragazzo che l'ultima volta per uscire di casa era stato calato con una gru giù da una finestra con l'ausilio dei vigili del fuoco. E in quell'appartamento al secondo piano senza ascensore a Corsico dove la famiglia vive l'altro giorno ha bussato Luca Buonaiuto, chirugo del Policlinico di Monza. Perchè se la burocrazia alza ostacoli, la volontà e l'altruismo li abbattono. 

Il dottore monzese che ha bussato alla porta di Tarek 

Luca Buonaiuto, 35 anni, napoletano d'origine e chirurgo al Policlinico di Monza, ha letto la storia di Tarek che ha raccontato per primo Giampiero Rossi su Il Corriere e ha pensato che per quel ragazzone qualcosa si poteva e doveva fare. E ha deciso di iniziare andando da lui. "Il mio primario, il dottor Mattia Pizzi, mi ha segnalato la vicenda e ho deciso di contattare l'associazione che segue la famiglia" spiega Buonaiuto che un giorno dopo era già in quell'appartamento di Corsico. "Non veniva visitato da un medico da quattro anni e nel 2018 gli era stato riscontrato un problema neurologico che lo faceva anche camminare male. Poi non è più uscito di casa ed è rimasto bloccato a letto e la situazione è precipitata" racconta. "Mi è sembrato inaccettabile che un ragazzo venisse lasciato abbandonato a se stesso solo perchè le istituzioni non si muovono" ha spiegato. E allora a muoversi ci ha pensato lui perchè il camice non è solo una divisa da indossare in ospedale ma una missione. Da portare ovunque ci sia bisogno. 

In quella casa spartana ma accogliente i sorrisi hanno superato le difficoltà comunicative della famiglia che parla quasi solo egiziano. "Ho trovato un ragazzone sempre sorridente, che comunica con gli occhi e le espressioni del viso". Buonaiuto ha visitato il 25enne a cui sono state prese le misure a spanne, dal letto, in quanto era impossibile alzarlo in piedi e l'ultima pesata risale al 2018, quando è stato sottoposto a una visita in ospedale. "Insieme all'obesità ho riscontrato un deficit neurologico motorio e di tipo verosimilmente cognitivo ancora da approfondire anche attraverso il supporto di un interprete che in ospedale abbiamo. Soffre di pressione alta e di diabete a quando ho dato questa notizia alla madre è scoppiata in lacrime". 

"Se non fosse venuto a visitare Tarek il dottor Buonaiuto non avremmo mai capito che cosa avesse davvero Tarek e quello che ha fatto è stato veramente un gesto molto grande" ha comentato la presidente della onlus Pina Andrello. "Io sono la referente dell'associazione La Speranza e per noi la visita del dottore è stata davvero Speranza".

Il ricovero a Monza e l'inizio della terapia

Dopo la visita a domicilio il dottor Buonaiuto ha contattato la struttura sanitaria monzese e ha avuto un incontro insieme al presidente Michelangelo De Salvo, il direttore sanitario Alfredo Lamastra, il primario di chirurgia Mattia Pizzi e il direttore del personale Emanuela Brenna. E il giorno dopo Tarek è arrivato a Monza. A rendere possibile il suo trasferimento è stato un imprevisto che ha tenuto con il fiato sospeso la famiglia. La sera prima, forse a causa di un rialzo di pressione, il ragazzo aveva avuto un malore ed era stato accompagnato in ambulanza all'ospedale San Paolo di Milano. Per tirarlo giù dall'appartamento al secondo piano erano serviti sei uomini e un telo. E dall'ospedale poi aveva chiesto di essere dimesso e un'ambulanza lo ha accompagnato al Policlinico dove ha potuto iniziare il suo percorso terapeutico che culminerà probabilmente - se gli accertamenti clinici da svolgere lo consentiranno - con un intervento di sleevy gastrectomy. Per i profani: riduzione dello stomaco.

Un'operazione che Buonaiuto, specializzato proprio in chirurgia dell'obesità, ha già portato a termine anche in altri pazienti critici. E proprio a Monza un anno e mezzo fa in sala operatoria ha seguito un uomo che pesava 240 chili. E dopo l'intervento il paziente ha iniziato una nuova vita

Tarek ora è a Monza da giovedì pomeriggio: è stato accolto in reparto ed è stata programmata la terapia. Dovrà sottoporsi a una risonanza megnetica all'encefalo e alla colonna vertebrale, a una visita cariologica e alla riabilitazione fisioterapica. Sono tanti anche gli esami da effettuare per arrivare poi all'intervento vero e proprio. Un percorso complesso e in salita che potrebbe però significare per Tarek un nuovo inizio. Per tornare a camminare e a vivere.

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