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Cambiamento climatico

Quando un tornado a Monza ha provocato 10 morti

Gli eventi climatici estremi e il cambiamento climatico tra storia e futuro. Il climatologo Mercalli: "Oggi con territori urbanizzati i danni sono maggiori rispetto al passato"

E' un termine che richiama scenari lontani dai nostri e paesaggi distanti, oltre oceano. Eppure i tornado - o che dir si voglia trombe d'aria - sono passati anche da Monza e dalla Brianza. E nell'agosto del 1928 uno di questi causò dieci morti, una trentina di feriti oltre a danni ingenti a capannoni, strutture e addirittura, secondo le testimonianze dell'epoca, danneggiò anche una guglia del campanile del Duomo. E probabilmente di eventi simili, nel passato, ce ne sono stati diversi di cui però non si ha traccia storica.

Di fenomeni metereologici estremi e cambiamento climatico nei giorni scorsi si è parlato alla Reggia di Monza nell'ambito del convegno promosso da Brianzacque con un focus sulla strategia delle nature-based solution con istituzioni, esperti di clima e tecnici progettisti.

E tra i relatori c'era anche Luca Mercalli, climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana. Mercalli ha ricordato episodi di eventi estremi che hanno colpito la Brianza nei tempi recenti, partendo dal tornado del 7 luglio 2001 con epicentro tra Velate e Concorezzo fino alle ripetute esondazioni nel centro di Arcore in parte amplificate dal cambiamento climatico e gli almeno 15 straripamenti del Seveso tra Milano e la Brianza verificatisi negli ultimi 12 anni. E del tornado del 1928 che a Monza causò dieci morti. Un evento estremo - di cui permangono poche testimonianze - che ebbe effetti devastanti e tragici, con la perdita di vite umane oltre che la devastazione di cappellifici e capannoni. Una tromba d'aria classificata di grado F2 della scala Fujita.  

"I tornado esistono nella nostra storia climatica e si verificano periodicamente: negli ultimi secoli ne abbiamo avuta una certa casistica ed essendo i nostri territori sempre più urbanizzati e sempre più abitati i danni che un evento di questa portata può fare aumentano" ha spiegato Mercalli, interpellato da MonzaToday.

"E lo stesso discorso vale per le alluvioni: una alluvione di 100 anni fa ha fatto sicuramente meno danni rispetto a un episodio della stessa portata in tempi odierni perchè in passato l'acqua che straripava poteva trovare solo piccoli borghi e oggi abbiamo costruito strade, case edifici, uffici e infrastrutture e la Brianza soprattutto è uno dei territori più urbanizzati d'Italia e questo aumenta la vulnerabilità". E per quanto riguarda i tornado si tratta di eventi per cui difficilmente si possono avere previsioni. "Per un tornado è difficilissimo fare una previsione se non a 15 minuti al massimo dall'evento stesso utilizzando radar metereologici" aggiunge Mercalli. E quindi è quasi impossibile diffondere una allerta. 

I tornado in Brianza: dai morti del 1928 ai danni del 2001

E lo scorso 7 luglio 2001 in Brianza, tra Concorezzo, Usmate Velate, Arcore e Vimercate in pochi istanti una nube temporalesca, sotto forma di vortice, ha iniziato a viaggiare a una velocità che ha fatto registrare valori classificati come F3 della scala Fujita (che oscillano tra i 254–332 km/h). E in una manciata di minuti ha percorso chilometri seminando devastazione: capannoni scoperchiate, lamiere volanti, auto e camion ribaltati e abitazioni trivellate perchè colpite da oggetti volanti. Per fortuna, a parte qualche ferito, non ci furono vittime. 

La frequenza maggiore di questi fenomeni così violenti si registra nei mesi estivi, tra luglio e agosto, perchè spesso all’interno della Pianura Padana si accumulano masse di aria calda che a contatto con correnti atlantiche innescano violenti temporali in grado di generare trombe d'aria o veri e propri tornando, ricreando, in piccola scala, le stesse condizioni meteorologiche di alcune zone degli Stati Uniti. E la Brianza, trovandosi in questa zona geografica, in Italia è esposta a questi fenomeni più che altre aree del Paese. "Il tornado è il più violento e distruttivo fenomeno meteorologico, anche se di breve durata e concentrato su aree limitate" ha aggiunto Mercalli. "E il riscaldamento globale non li farà diminuire".

Eventi estremi e cambiamento climatico

"Il riscaldamento globale amplifica tutti i fenomeni estremi: questo vale per una ondata di calore, una alluvione. Tutti i fenomeni meteorologici estremi con il riscaldamento globale diventaranno più frequenti e intensi. Ed è un assunto fondamentale da tenere presente per adattarsi sul futuro" ha spiegato Mercalli. E quindi pianificare un futuro migliore, nel rispetto dell'Accordo di Parigi con l'obiettivo di contenere il surriscaldamento globale. 

E come ci si può adattare al cambiamento climatico e ai fenomeni estremi? In Brianza da qualche tempo lo si fa progettando infrastrutture verdi, opere sostenibili basate sulla valorizzazione dell’acqua e della natura per rinverdire le superfici e per la difesa idraulica del territorio. E per le trombe d'aria cosa si può fare? "L'adattamento consiste nel progettare e costruire edifici tenendo conto di velocità del vento maggiori" illustra Mercalli "Se mi aspetto tornado più frequenti e più intensi devono costuire tetti con tecnologie diverse in modo che non si scoperchino. Anche se parlare di adattamento di fronte a fenomeni di questa intensità presenta molti limiti". E una parte importante del processo è rappresentata anche dalla fase di formazione: "Bisogna insegnare alle persone come proteggersi se si verificano situazioni favorevoli al passaggio di un tornado o una alluvione e in Italia su questi temi c'è ancora poca sensibilizzazione".

In sintesi, contro il cambiamento climatico, come rilevato dall'esperto, ci sono tre strategie da mettere in atto: mitigazione adattamento e informazione. La prima "consiste nel cercare di tenere a freno la causa dei cambiamenti climatici cioè le emissioni di CO2 (nel rispetto dell'Accordo di Parigi) e scaldare il meno possibile pianeta per restare sotto un aumento di 2 gradi a fine secolo e non 5. Per consegnare a figli e nipoti un mondo ancora vivibile". Oltre a questo indirizzo universale c'è poi l'adattamento che va calibrato in base al territorio e rappresenta quell'insieme di tecniche per ridurre i danni climatici, come la costruzione di infrastrutture verdi per la Brianza. E poi c'è il tassello della formazione e della consapevolezza della società e dei cittadini. "Solo una società che sarà consapevole di questo problema potrà dare il suo contributo". E per prendersi cura del pianeta che è un bene di tutti, serve il contributo di ciascuno. 

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