rotate-mobile
La storia

"Sono stato 'cancellato' da mia madre perché sono omosessuale"

"Essere gay non è una colpa", ricorda il 40enne brianzolo

“Da quando ho dichiarato di essere omosessuale mia mamma mi ha 'cancellato' dalla sua vita. Da quando mi sono mostrato alla luce del sole insieme al mio compagno per lei non esisto più. Sono la vergogna della famiglia, il disonore, un figlio da ‘cancellare’. Adesso è pronta persino a liquidarmi dalla casa delle vacanze costruita da mio papà così che un giorno io non possa più trascorrere le ferie dove conservo tanti ricordi”.

A parlare è Simone (il nome è di fantasia), 40 anni, che una decina di anni fa ha deciso di dichiarare la sua omosessualità, ma a quel punto sarebbero cessati anche i rapporti con la madre. Simone ha contattato la redazione di MonzaToday per raccontare il grande dolore che sta attraversando, certo di non essere l’unico che dopo aver fatto coming out è stato messo alla porta dai suoi cari. “Non è ammissibile che nel 2023 ci si comporti così e che si abbia vergogna di dire che il proprio figlio è gay - racconta -. Da dieci anni mia mamma non mi parla, fa finta di non vedermi anche quando la incontro in mezzo alla strada. Per lei, rimasta vedova quando io avevo poco più di 20 anni, avere un figlio gay è un affronto, un tradimento e una mancanza di rispetto verso la famiglia e soprattutto verso mio papà”.

Simone trattiene con fatica le lacrime quando ripercorre la sua vita. “Sono cresciuto in una famiglia normalissima, originaria della Sicilia. Mio papà  dedito al lavoro, troppo preso come tanti genitori degli anni Ottanta a portare a casa la michetta e a non far mancare nulla ai propri figli sperando di poter donare loro un futuro migliore dal suo. Mia mamma è sempre stata iperprotettiva, soprattutto a causa di alcuni problemi di salute che mi hanno accompagnato nella mia infanzia. È stata una mamma che ha fatto di tutto per proteggermi, mi ha voluto un gran bene, ma è stato una sorta di amore malato”. Poi quando Simone ha poco più di 20 anni il padre muore e a quel punto il rapporto con la mamma si incrina. “Non potevo sostituirmi a quella figura paterna che purtroppo è venuta a mancare. Io non potevo essere quello che mia madre si aspettava da me: non potevo sposarmi, darle dei nipotini e diventare quello che mio padre era stato per noi”.

A quel punto Simone va a vivere da solo, ma non si sente ancora pronto a dire al mondo che è gay. “Nel frattempo con mia mamma i rapporti sono proseguiti normalmente. Con incontri settimanali, le feste insieme”. Fino a quando nella vita di Simone è entrato un uomo che è diventato il suo compagno e lui non ha più voluto nascondersi. “A quel punto è finito tutto. Per mia mamma è un disonore avere un figlio gay. Basta contatti, basta incontri, comunicazioni che avvengono o attraverso i parenti o attraverso i legali”. Per anni Simone non è riuscito a farsene una ragione. “Mi sono chiesto che cosa ci fosse di sbagliato in me. Non c’è niente. Eppure sono disperato: mia mamma mi ha ripudiato  perché amo un uomo. Sono una persona perbene, lavoro onestamente, ho amici, sono impegnato nel volontariato. Non faccio nulla di male per dover essere trattato così”.

Simone ha deciso di raccontare la sua vicenda al nostro giornale perché sa di non essere l’unico. Anche in Brianza. “Ancora oggi per molte famiglie avere un figlio gay è un tabù. Ma arrivare a ripudiarlo, cancellarlo e non vederlo non è ammissibile. Un figlio resta un figlio. Per lui ci si butta nel fuoco, soprattutto quando non ha fatto nulla di male per essere umiliato e trattato così”. Simone ha deciso che vuole andare in fondo a questa storia. “Mettere in piazza i propri affari non è semplice - conclude -. Ho deciso di non arrendermi e anche se economicamente per me sarà un impegno molto gravoso che mi impone sacrifici enormi ho deciso comunque di proseguire nella battaglia legale. Perché essere gay non è una colpa”.  

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Sono stato 'cancellato' da mia madre perché sono omosessuale"

MonzaToday è in caricamento