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Cronaca

"Dopo anni di violenze subite in silenzio, ho detto alle mie figlie che il loro papà mi picchiava"

Una storia di disperazione, e un tentativo di rinascita quella che racconta Federica, 45 anni, che ha deciso di ribellarsi alle botte del marito

Federica è una bella donna di 45 anni che vive in Brianza. Una grande dignità, riservatezza, e soprattutto desiderio di essere amata. Dopo quindici anni  di botte prima, e di violenza psicologica e sessuale poi, ha deciso di dire basta. Ma soprattutto ha deciso di raccontare la verità alle sue tre figlie: quel papà che tanto amavano (e amano) aveva tante volte alzato le mani contro la loro mamma. Distruggendone l'identità e l'autostima.

Una storia carica di sofferenza quella di Federica, ma anche di coraggio perchè, quando ha capito che quello non era amore e in lei non c'era nulla di sbagliato, allora ha trovato la forza per ricominciare, insieme alle sue tre bambine. 

"La famiglia per me era tutto"

"Il mio sogno è sempre stato quello di crearmi una famiglia - racconta -. E quando mi sono innamorata di quello che oggi è diventato il mio ex marito ero la donna più felice di questo mondo. Quando poi è arrivata la mia prima bimba la gioia è diventata ancora più grande. Non mi importava dover rinunciare al lavoro, al mio stipendio a quell'indipendenza economica che poi, purtroppo, ho capito essere molto importante". Federica ha deciso di raccontarci la sua storia dopo i due casi di violenza contro le donne che proprio nell'ultimo fine settimana hanno macchiato di sangue la Brianza: il marito che ha tentato di dar fuoco alla moglie dopo una lite, e la moglie presa a pugni dal consorte ubriaco davanti ai due figli minorenni. 

"Il primo pugno con la primogenita in fasce"

Aprire quella ferita mai riemarginata non è facile per Federica. "Purtroppo le botte sono arrivate presto. Quando ancora la mia primogenita aveva pochi mesi. Il primo pugno una sera: lei piangeva e io cercavo di calmarla, ma quel pianto a lui dava fastidio e mi sono ritrovata improvvisamente a terra". Ma Federica non voleva credere che quell'uomo che tanto amava potesse averle fatto del male. "Sono andata avanti e ho avuto altre due bimbe, ma quella famiglia meravigliosa che io tanto desideravo non c'era più". Fino a quando, un giorno, il marito preso dalla rabbia l'ha tirata sù per il collo: a salvarla l'arrivo e le grida tempestive della sua bambina.

"Dalla violenza fisica a quella psicologica"

"A quel punto ho detto basta e me ne sono andata definitivamente. Con le mie figlie. Non è facile: le cattiverie, le parolacce, le denigrazioni sono continuate a lungo. E le parole spesso fanno ancor più male delle botte. Un giorno gli chiesi come mai aveva smesso di picchiarmi, ma continuava comunque a umiliarmi in tutti i modi. Quando mi ha risposto che con le botte avrebbe rischiato la galera, allora mi si è aperta un'altra ferita nel cuore. Lui per me non provava nè rispetto nè amore, aveva solo paura di essere arrestato". 

"Donne chiedete subito aiuto"

Federica, che adesso sta rimettendo insieme i cocci della sua vita, invita le altre donne che sono nella sua stessa situazione a ribellarsi, a non sottomersi alla violenza. "Non è facile, lo so. Io ho provato a chiedere aiuto ai miei familiari ma non è servito a nulla. Ma non bisogna assolutamente chiudersi in se stesse. Al primo schiaffo bisogna raccontare quello che succede ai genitori, ai fratelli, alle sorelle, alla famiglia, alle amiche. Bisogna chiedere aiuto".

"La colpa della violenza subita non è nostra"

Ma soprattutto bisogna rendersi conto che la colpa non è della donna. "Io tante volte mi sono sentita in colpa. Poi,però, quando capisci che si può litigare, e si può anche alzare la voce, si può sbattere la porta e uscire di casa per qualche ora, ci si può chiudere in bagno a piangere, ma non si può assolutamente alzare le mani contro l'altro allora tutto cambia. Nessuno si deve permettere di toglierci la dignità, il sorriso e l'autostima. Nessuno ci deve ferire con le mani e con le parole. Non dobbiamo giustificarlo: anche se lui è il papà dei nostri figli". 

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