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Cronaca Seregno

Abusi sui vicini di condominio minorenni: interrogato il 26enne

Seregno, nuovo caso di violenza ai danni di minori. Tre ragazzi ora tra i 12 e i 13 anni sarebbero stati abusati da un 26 enne per anni. Il giovane è stato sentito dal pm di Monza, che ha firmato la richiesta di custodia cautelare

SEREGNO – Nessuno l’aveva mai visto in parrocchia, né dell’oratorio. E’ stato interrogato dal pm del tribunale di Monza,  F.F., lo studente di 26 anni indagato per violenza sessuale pluriaggravata. A convincere il gip Alfredo De Lillo a firmare per lui una richiesta di custodia cautelare sono state le accuse di tre ragazzini tra i 12 e i 13 anni, che hanno sostenuto di avere subito violenze sessuali.

I tre adolescenti conoscevano bene il disoccupato di Seregno, che viveva nello stesso condominio. I genitori si fidavano di quel «giovane della porta accanto», al punto di aver affidato a lui i ragazzi, che si occupava di loro come baby sitter in loro assenza.

Nel loro stesso appartamento sarebbero iniziati i primi atti di violenza. Tre anni fa, quando i ragazzi erano ancora bambini di appena 9 e 10 anni. Gli adolescenti hanno raccontato che all’inizio gli atti di violenza erano presentati quasi come un gioco. Ridendo, il giovane li invitava a spogliarsi e poi a toccarsi nelle parti intime.

Crescendo – e di fronte alle richieste sempre più spinte e perentorie del disoccupato – i tre ragazzi hanno capito di essere finiti in un incubo, dal quale non riuscivano più a uscire. A «incatenarli» a quell’inconfessabile segreto era soprattutto la vergogna e la consapevolezza che quanto stavano vivendo era più grande di loro. Ad aiutarsi a «liberarsi» sarebbe stata anche la sorella maggiore, con la quale si sarebbero confidati.

Ora i magistrati stanno passando al setaccio gli oggetti personali del 26enne. Sono stati sequestrati libri e quaderni nella sua cameretta e sono stati ispezionati il computer portatile, lo smartphone e la fotocamera digitale. Gli investigatori non hanno trovato materiale pornografico, né alcun segno di abitudini «inconfessabili». Apparentemente il 26enne era un giovane come tanti, inserito in un buon contesto sociale e con una vita normale

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