White Mathilda: "Stop alla pagina Facebook che inneggia a Samuele"
L'associazione presieduta dalla desiana Luisa Oliva ha cominciato un'opera di segnalazione delle pagine del noto social network Facebook che inneggiano alla violenza sulle donne
MEDA - "Le tragedie non vengono mai per caso, questa storia dovrebbe far riflettere tutti noi, le femministe francamente hanno rotto, sono loro i colpevoli." Sta scritto su una pagina facebook dedicata a Samuele Caruso, il ragazzo che ha ucciso la giovane Carmela Petrucci, intervenuta per difendere la sorella dalla furia dell'ex fidanzato. Link violenti, a volte deliranti, come ne circolano tanti su Facebook, in cui si inneggia a capimafia, stupratori, omicidi come a celebrità, personaggi da cui prendere spunto per uscire dalle maglie di una società sempre più anomizzante. Battute, commenti, discussioni: il web è la piazza dove confessare l'inconfessabile, ciò che prima non si poteva rivelare, e oggi invece suscita tanta più attenzione quanto più è disturbato e brutale.
CODICI TRIBALI - Poi finisce che ci scappa il morto. Si chiamano, per esempio, "Onore e rispetto" le pagine che inneggiano a codici tribali, per cui le controversie è meglio risolverle da sè - preferibilmente armati, piuttosto che chiamare in causa lo Stato "infame" e "spione". Ai gruppi online partecipano categorie travsersali: di quello contro il femminismo, per esempio, è amministratrice una donna, mentre nelle bacheche di ragazzi della buona borghesia non di rado si possono leggere link tratti dai film di culto del genere come - tra i tanti - Scarface con un giovane Al Pacino nei panni del boss Tony Montana.
LA PAGINA SEGNALATA A FACEBOOK - Questo lo spunto; ora l'associazione brianzola antistalking White Mathilda ha deciso di intervenire con azioni legali e tutti gli strumenti più idonei a combattere la sua piccola parte di battaglia. Su di un terreno che è, prima di tutto, culturale. «E' inaccettabile trovarsi di fronte a pagine denigratorie, come quella su Fb su Samuele – dice la presidentessa Luisa Oliva - Abbiamo già provveduto a segnalarla agli amministratori del sistema, ma faremo tutto ciò che è in nostro potere per combattere questi abusi. Sono delle violenze belle e buone, nei confronti delle donne e di una libertà che è arrivata dopo anni di lotte e che in realtà non è peccato, ma semplice emancipazione».
IL DIFFICILE RAPPORTO TRA LIBERTA' E CONTROLLO - L'associazione si occuperà, naturalmente, del suo ambito specifico, quello della violenza sulle donne. Che non è, però, certamente l'unico da monitorare. Mettere ordine nel web: sogno vecchio, come la questione della censura. Il desiderio di una rete più sicura confligge secondo molti con la libertà di espressione che mai come in questi anni è un diritto tutelato. Il caso Wikileaks lo dimostra, come l'abolizione del primo comma della legge Pisanu, che imponeva di registrarsi per accedere agli internet point: una procedura che poteva sembrare adeguata nei primi anni della lotta al terrorismo di Al Qaeda, se non fosse che in Inghilterra e negli USA - i paesi più esposti - una norma del genere non è mai stata approvata. Ogni giorno il web mostra quanto la libertà sia positiva, ma anche quanti pericoli nasconda. Una "chiave" di lettura soddisfacente non è stata ancora trovata, se mai ci sarà. Ma forse Internet per il grande pubblico è un fenomeno ancora troppo giovane per averlo compreso del tutto.