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Economia

Più debiti per il 69% delle imprese: ecco il "prezzo" della guerra in Ucraina per la Brianza

L’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sulle conseguenze dell’impatto della guerra in Ucraina e sul caro energia

Per quasi sette imprese su dieci la guerra in Ucraina e il caro-energia avrà come conseguenza un indebitamento e, per qualcuno, anche il rischio di chiusura. A rivelarlo sono i dati che emergono dall’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sulle conseguenze dell’impatto della guerra in Ucraina con le risposte di 767 imprese: l’80% di Milano e Città Metropolitana e il 76% fino a cinque dipendenti. Le attività sono impegnate nel settore del commercio al dettaglio non alimentare (26%), ristorazione (19%), servizi ed agenti e rappresentanti (13%) e ingrosso (9%).

Più debiti per le imprese

I dati dell’indagine sono stati elaborati dall’Ufficio Studi di Confcommercio MiLoMb: per il 69% delle imprese del terziario di Milano, Monza Brianza e Lodi l’aumento dei prezzi per l’energia comporterà un maggiore indebitamento. E per il 20% c’è un rischio chiusura attività con il caro energia. Nella transizione energetica bisogna puntare soprattutto sulle fonti rinnovabili (60%) anche se il 44% è favorevole al nucleare di nuova generazione.

“È allarme indebitamento per le imprese del terziario che si confrontano quotidianamente con aumenti importanti del costo dell’energia - afferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - Vi sono lievi segnali di ripresa soprattutto nel settore del turismo, ma non ancora sufficienti per parlare di piena ripartenza. E’ importante intervenire con un abbattimento strutturale dei costi dell’energia, ancora con ristori immediati nei confronti delle imprese in raccordo con l’Europa, e proseguire nelle moratorie fiscali e creditizie”.

Caro bolletta e aumento prezzi materie prime

Per il 51% degli imprenditori l’aumento del costo dell’energia è la misura che impatta di più sull’attività. Significativo, inoltre, il rincaro delle materie prime (segnalato dal 26% degli operatori). Incidono anche la difficoltà nel rifornimento dei prodotti (11%) e il calo del turismo (10%). Lo shock energia colpisce di più i servizi (76%) e la ristorazione (61%). Gli incrementi delle bollette energetiche sono consistenti: aumento entro il 50% per il 53% delle imprese; dal 50 al 100% per il 31%; dal 100 al 200% per il 12%; aumento di oltre il 200% per il 4%. Il caro-bollette ha colpito in particolare la ristorazione e gli agenti rappresentanti.

Dall’inizio del 2022 i costi delle materie prime utilizzate hanno avuto aumenti dal 20 al 50% per il 44% delle imprese; fino al 20% per il 34% e dal 50 all’80% per il 15% degli operatori. Il 5% ha segnalato incrementi superiori all’80%. Solo il 2% dei rispondenti all’indagine non ha registrato aumenti nei costi delle materie prime. La ristorazione è la categoria che più ha risentito dell’aumento dei costi sulle materie prime utilizzate. Ma quali ripercussioni dirette ha sull’impresa l’aumento dei prezzi dell’energia? Soprattutto maggiore indebitamento (per il 69%). L’11% mette nel conto una riduzione del numero di collaboratori e il 20% reputa a rischio chiusura la propria attività.

L’abbattimento dei costi energetici è la misura prioritaria per la ripresa: lo indica il 47% delle imprese. La categoria più sensibile (59%) è la ristorazione. Il 27% chiede nuovi sostegni/indennizzi raccordati con l’Europa. Poi moratorie fiscali e creditizie (14%) e finanziamenti agevolati per investimenti (12%).

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