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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mostre e cultura

Iconica, vitale, esplosiva: la pop art di Keith Haring arriva a Monza

La mostra all'Orangerie della Villa Reale fino al 23 gennaio

I colori accesi, vivaci, vitali. Le linee marcate, pittoriche e le battaglie ideologiche combattute tratto dopo tratto e trasformate in icone che hanno parlato a un'epoca. Raccontando anche ciò negli anni '80 spaventava ancora più di oggi. Un'arte potente che arriva diretta agli occhi e alla mente di chi guarda. Il genio artistico di Keith Haring torna a Monza. Era il 2007 quando in città fu allestita una mostra su Haring e ora all'Orangerie della Villa Reale arriva l'esposizione che porta per la prima volta in Italia oltre 100 opere del più celebre artista pop degli anni '80, provenienti da una collezione privata, tra litografie, serigrafie, disegni su carta, oggetti e manifesti.

Il lavoro di dieci anni di attività, con una carriera esplosiva finita troppo presto, con il decesso avvenuto all'epice della sua parabola artistica, nel 1990, a causa delle complicazione legate all'Aids. L'allestimento, che sarà in città fino al prossimo 23 gennaio 2023, è prodotto da General Service and Security, GCR e Saga MDS in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza con la Direzione Artistica e di Produzione di Beside Studio.

Il percorso espositivo non segue un ordine cronologico ma tematico. Dal carattere effimero della street art, con i primi disegni realizzati in metropolitana, al lascito inesauribile del messaggio sociale che attraverso le sue opere Haring ha trasmesso. Un'arte che si è intrecciata con i demoni di un'epoca e con le vicissitudini personali dell'artista che ha trssformato i suoi ultimi anni in una missione: trasmettere un messaggio positivo, di vita. Come ha fatto con l'ultimo schizzo, sul letto di morte, con uno smiley disegnato su un post-it.

Radiant Vision, mostra di Keith Haring a Monza

Il progetto espositivo vuole essere un tributo all’artista, appassionato sostenitore della giustizia sociale e che si è sempre dedicato ai giovani di tutto il mondo, sostenendo la loro salute e i loro diritti e supportando al contempo il loro sviluppo creativo. Nel corso della sua breve carriera ha parlato con l'arte al suo tempo, affrontando temi come la giustizia sociale, l'apartheid, la piaga della droga, l'omosessualità e l'Aids.

In mostra a Monza anche Medusa Head, la più grande stampa mai realizzata da Haring, lunga più di  due metri e alta quasi un metro e mezzo. L'opera è stata creata in collaborazione con il tipografo danese Borch Jensen che, dopo aver  conosciuto Haring a una cena, ha invitato l'artista a sperimentare la sua macchina da stampa,  lunga tre metri, appena installata. L'opera è una rivisitazione moderna del racconto greco di  Medusa, una donna alata i cui capelli erano composti da serpenti in grado di trasformare gli  astanti in pietra. Per Haring, che nel 1986 era stato testimone degli effetti mortali dell'Aids ma non aveva ancora ricevuto la diagnosi, il mostro mitico era un simbolo appropriato della  terrificante malattia che uccideva i suoi giovani amici sani in un batter d'occhio. Un tema che torna nelle rappresentazioni e che lascia il segno anche nella serie dal titolo Apocalypse, un'opera a due mani con i testi di Willliam S. Burroughs che rivisita l'iconografia tradizionale dell'apocalisse con la dama rossa e inserisce per la prima volta il simbolo dello spermatozoo demonizzato, una rappresentazione antropomorfica dell'Aids. Un virus che per Haring bisognava combattere iniziando ad abbattere il silenzio come ha cercato di mostrare con la rappresentazione della società attraverso la riproduzione del simbolo delle tre "scimmiette" che non vedono, non sentono e non parlano. "L'ignoranza è paura, il silenzio è morte". E l'arte di Haring, con i suoi colori, le sue linee esplosive, ancora oggi parla di vita. 

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