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Facoltà di Medicina: test di ingresso addio?

Eliminare il numero chiuso alla facoltà di Medicina, per evitare i tantissimi ricorsi (e i costi connessi): è questo il futuro dell'università?

Test di medicina addio, per chi aspira a diventare medico? Pare che presto il vecchio "numero chiuso” (introdotto con la legge 1999/264) sarà sostituito dalla proposta di legge presentata dal deputato Manuel Tuzi, del Movimento 5 Stelle. Una proposta, questa, che prevede anche una riforma delle specializzazioni, con un orientamento alla facoltà già dal terzo anno delle scuole superiori. L’orientamento sarà  composto da corsi online e prove di autovalutazione, così da far raggiungere ai ragazzi una maggiore consapevolezza sulla scelta dell’università.

Il testo di legge già depositato, ed ora all’esame della commissione Cultura alla Camera, dice che l’accesso libero riguarderà solo il primo anno di medicina, alla fine del quale le matricole dovranno comunque affrontare una selezione per accedere al secondo.

Dopo un primo anno comune per Medicina, Odontoiatria, Farmacia, Chimica e tecnologie farmaceutiche, Biologia e Biotecnologia, avrà dunque inizio la selezione per il secondo anno che richiederà, per essere superata, il raggiungimento di un numero minimo di crediti. 

Per quanto riguarda la specializzazione, invece, saranno previsti due o tre test annuali contro l’unico attuale, che provoca lunghe attese. 

Questa proposta di riforma del meccanismo di ammissione nasce soprattutto dall’analisi economica dei ricorsi, da cui si evincono evidenti problemi. L’adeguamento delle Università alle sentenze dei tribunali ha un costo molto elevato e prevede investimenti importanti per l’istruzione. Inoltre, gli studenti che ottengono l’idoneità attraverso la sentenza del tribunale si trovano ad iniziare il corso in ritardo rispetto ai colleghi entrati con la normale procedura, e vengono considerati studenti di serie B. Gli ultimi cinque anni hanno visto riammettere grazie al ricorso oltre 20.000 studenti di Medicina, per i quali non erano previsti i fondi di finanziamento degli atenei. 

Che sia davvero questa la soluzione?
 

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