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Com. Stampa - CISL, Stato sociale centrato su persona

Sostituire la centralità della persona nelle politiche sociali con la centralità della famiglia risponde ad una logica di sottrazione dalle responsabilità di cura e tutela che l'ordinamento costituzionale assegna alle Istituzioni, per caricarla in via quasi esclusiva altrove.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MonzaToday

MONZA - Il Consiglio generale della Cisl di Monza e Brianza nella seduta odierna si è occupato dei temi del Welfare. Sempre più preoccupanti sono infatti i segnali che provengono dal territorio, dove gli enti locali tendono a ridurre le risorse da destinare ai servizi sociali e che, in qualche caso, hanno cominciato a dismettere servizi che sono sempre stati un fiore all'occhiello, con l'intento di recuperare risorse. 

In aggiunta, in questi giorni il Governo nazionale sta predisponendo la riforma dell'Isee, strumento importante per la compartecipazione alla spesa, il cui iter sta sollevando non poche perplessità in ambito sindacale.

Dal canto suo la Regione, dopo aver approvato il “Fattore famiglia lombardo”, che per molti versi rischia di trovarsi in conflitto proprio con il nuovo Isee, ha avviato un confronto, che toccherà Monza giovedì 28 giugno, con tutti i soggetti interessati in vista della sottoscrizione di un Patto per il Welfare. Anche in questo contesto non mancano elementi di grave preoccupazione perchè i temi enunciati toccano questioni delicate come il reperimento delle risorse e la gestione dei servizi (con l'uso di buoni e voucher).

La Cisl di Monza e Brianza ritiene fondamentale mantenere un sistema universalistico, perchè questo  significa garantire SEMPRE alla persona i servizi e le prestazioni mediante la presa in carico del suo bisogno e la conseguente organizzazione di una risposta integrata e appropriata a tale bisogno (della persona e non della famiglia), che va preventivamente e accuratamente accertato tenendo conto del contesto familiare, anche per sostenere il peso che grava sul fondamentale ruolo di cura della famiglia.

Sostituire la centralità della persona nelle politiche sociali con la centralità della famiglia risponde infatti ad una logica di sottrazione dalle responsabilità di cura e tutela che l'ordinamento costituzionale assegna alle Istituzioni, per caricarla in via quasi esclusiva altrove.

A tal fine una riforma del welfare lombardo non può prescindere da una definizione condivisa e sostenibile dei LIVEAS o LEPS, accanto a una rinnovata conferma e piena attuazione dei LEA.

Un sistema universalistico così inteso è tale non se trasferisce risorse, ma se garantisce servizi adeguati e prestazioni appropriate in base al fabbisogno di assistenza della persona e, ai fini della sua sostenibilità universale, nel rispetto dei LEA, richiede una eventuale compartecipazione ai costi sulla base delle accertate e reali capacità economiche della persona stessa e della sua famiglia.

Ben venga l’ingresso nel sistema di offerta di nuove risposte da integrare nel sistema di governance a livello regionale e dei singoli territori, ma non secondo lo schema di un supposto libero mercato tra domanda e offerta di welfare, in cui uno dei contraenti è estremamente debole nella sua fragilità e l’altro è evidentemente forte della sua organizzazione e spesso del suo anche legittimo obiettivo di profitto, in cui il ruolo della Repubblica nelle sue articolazioni è solo quello di aiutare economicamente il portatore della domanda, compatibilmente con le risorse pubbliche diora in ora disponibili, a sostenere i prezzi stabiliti da chi offre la risposta.

L’integrazione degli interventi è infatti compito delle Istituzioni che non può essere delegato alla famiglia con strumenti monetari quali la dote.

La persona è libera di chiedere alla Repubblica la risposta al suo bisogno e libera di scegliere quella che ritiene più appropriata tra quelle in campo. La Repubblica, valutata la dimensione e la peculiarità del bisogno, prende in carico la persona, accreditando, attivando, remunerando e controllando gli erogatori di servizi e prestazioni operanti nel sistema che assicurano l’adeguatezza di tale risposta.

La Cisl  ritiene che sia questa è la sola vera libertà di scelta in un sistema sostenibile, incentrato giustamente sulla domanda, che è e vuole rimanere davvero universalistico.

Monza, 27 giugno 2011

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