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Regionali Lombardia 2013

Cappato: Tribunale di Milano nega l'accesso alle firme

DIchiarazione di Marco Cappato, Lista Amnistia, Giustizia e Libertà

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MonzaToday

Milano, 29 gennaio 2013 - Tre anni fa grazie a un accesso agli atti ottenemmo dall'Ufficio elettorale presso la Corte d'Appello di Milano di poter visionare i moduli con le sottoscrizioni dei candidati Formigoni, Penati e Pezzotta. Da lì inizio la nostra opera di ricerca della verità che portò a far emergere la truffa Firmigoni ai danni degli elettori lombardi.

Ieri invece, la Presidente dell'Ufficio centrale circoscrizionale del Tribunale Ordinario di Milano, Laura Cosentini, ha rigettato la richiesta di accesso agli atti ritenendola insufficientemente motivata in assenza di indicazioni specifiche in ordine a presunte irregolarità, e giudicando dunque la nostra istanza di accesso agli atti "di fatto mirata ad effettuare un "controllo generalizzato dell'operato" della pubblica amministrazione, ipotesi per la quale l'art.24 comma 3 della legge 241/1990 non consente l'esercizio del diritto di accesso".

Dopo questa decisione, si chiude di fatto un cerchio: l'iniziale richiesta di archiviazione sulle nostre denuncie da parte dell'allora Sostituo Procuratore Bruti Liberati; gli interventi disperati di Formigoni, dell'allora Prefetto di Milano e dell'allora Presidente della Corte d'appello; il Decreto "salvafirme" del Governo Berlusconi (controfirmato da Napolitano) e a sua volta salvato in Parlamento dal Pd e Pdl, il rifiuto da parte del Pd di darci copia delle firme di Formigoni: la strategia dilatoria-ostruzionistica degli avvocati di Pdl e Lega; il rifiuto della Corte Costituzionale alla richiesta avanzata  dal Consiglio di Stato per poter controlalre direttamente le firme senza dover aspettare anni per un giudizio civile; la decisione del Consiglio regionale abusivo della Lombardia di autoesentare dalla raccolta firme i partiti presenti in Consiglio; infine, la sopravvenuta impossibilità di controllare di nuovo le firme dei pochi che hanno dovuto raccoglierle.

Ci sono voluti tre anni, ma l'antidemocrazia italiana ora può mettere al suo attivo un doppio risultato: non solo l'impunità per Firmigoni, ma anche quella per analoghe truffe elettorale del futuro. Vedremo se almeno la giustizia europea saprà intervenire a tutela dei diritti civili politici fondamentali dei cittadini italiani

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