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Riforma sanitaria regionale, una proposta di modifica da parte dei sindaci della Brianza

In sintesi nel documento approvato all’unanimità durante l’Assemblea dei 55 sindaci di Monza e Brianza e inviato a Palazzo Pirelli si chiede la riqualifica dei presidi ospedalieri minori e una più equa ripartizione dei costi socio-sanitari tra comuni e fondo sanitario regionale

La riforma sanitaria regionale non convince tutti. Per discutere dei problemi relativi all’attuazione provvedimento approvato lo scorso 5 agosto i primi cittadini brianzoli riuniti giovedì durante l’Assemblea dei 55 Sindaci di Monza e Brianza hanno approvato un documento da presentare in Regione con alcune proposte di modifica.

All’ordine del giorno della riunione dell’8 ottobre in via Grigna c’era la discussione dei problemi legati alla riorganizzazione territoriale dei servizi sanitari in Brianza che non convince per alcuni aspetti. Nel documento sottoscritto all’unanimità i sindaci brianzoli hanno espresso alla Regione la volontà di partecipare in prima persona ai processi di programmazione in corso per rispondere in modo adeguato ai bisogni della popolazione.

Tra le ipotesi su cui si è concentrata l’Assemblea c’è la riqualifica dei presidi ospedalieri minori e una più equa applicazione della ripartizione dei costi socio-sanitari tra Comuni e fondo sanitario regionale. “Abbiamo seri dubbi sul futuro dei servizi offerti dopo la recente riforma – hanno spiegato i Sindaci, che hanno condiviso la proposta alternativa presentata dal Presidente della conferenza dei Sindaci della ASL Monza Brianza, Maria Antonia Molteni – poiché il riassetto dei servizi sanitari nella ATS della Brianza non solo ridefinisce la governance, ma modifica gli assetti organizzativi e gestionali dell’intero territorio, insieme alla radicale riorganizzazione dei distretti–ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali)”.

Rispetto all’attuale divisione i primi cittadini brianzoli giudicano la riforma delle Aziende Socio Sanitarie Territoriali “inaccettabile” e suggeriscono una proposta di modifica che le riaggreghi includendo a Monza i comuni limitrofi di Lissone, Vedano, Biassono, Macherio, Sovico, Muggiò e Concorezzo e costituendo un secondo ASST con Vimercate/Desio/Seregno/Carate che annetta anche Verano, Albiate, Triuggio, Briosco, Veduggio con Colzano, Besana Brianza e Renate.

“L’attuale assetto previsto nella riforma divide la Brianza in modo equilibrato solo dal punto di vista numerico, ma penalizza il territorio afferente ai distretti di Carate e Seregno, che si trova distante dall’ospedale di riferimento (Vimercate) e non è collegato agli ospedali maggiori ai quali storicamente ha fatto riferimento (Desio e Monza)” spiegano dalla Provincia.

Dal territorio inoltre arrivano richieste contrastanti, con i Comuni dell’area vimercatese che fanno sentire il proprio dissenso rispetto alla prima riorganizzazione Monza-Vimercate, sottolineando l’importanza dell’azienda ospedaliera S. Gerardo e le voci che si levano dall’area Ovest, distretto di Desio, contrarie all’accorpamento con Monza perchè si privilegia invece la gestione Desio-Vimercate. In aggiunta il distretto di Seregno chiede di poter continuare a far parte dell’area che si appoggia all’ospedale di Desio mentre i primi cittadini dell’ambito di Carate hanno avanzato la richiesta che venga confermata nuovamente la connessione tra gli ospedali di Carate e Monza.

Tra i punti fragili della riforma, secondo quanto sostengono i sindaci di Monza e Brianza, c’è scarsa attenzione per i servizi domiciliari, insieme a quelli che riguardano la cronicità e fragilità. I primi cittadini, rendono noto ancora dalla Provincia “chiedono un’attenzione particolare al settore della psichiatria, affinchè vengano correttamente considerate le interazioni delle scelte sanitarie sul vita della persona, anche attraverso protocolli specifici con i servizi sociali comunali, soprattutto per quanto attiene il prendersi cura per i servizi socio-sanitari e le patologie croniche”.

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