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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

Al San Gerardo il primo intervento di autotrapianto di isole pancreatiche

Un intervento molto complesso e che ha permesso, non solo di estirpare il tumore, ma anche di evitare che il paziente diventasse diabetico

A Monza il primo intervento di autotrapianto di isole pancreatiche di Langerhans: non solo si è eliminato il tumore, ma si è evitata, come conseguenza dell'intervento, anche l'insorgenza del diabete. L’operazione è stata eseguita all’ospedale San Gerardo, dopo aver sottoposto il paziente a un intervento di asportazione totale del pancreas per neoplasia mucinosa papillare intraduttale. Un tumore benigno che, in casi rari, potrebbe presentare un’evoluzione maligna: da qui la scelta di effettuare una prancreasectomia totale.

Un intervento che, purtroppo, rende inevitabilmente il paziente diabetico  con necessità di massive dosi di insulina esogena e con l’elevato rischio di pericolose ipoglicemie e iperglicemie. Ma grazie all’autotrapianto di isole pancreatiche di Langerhans il paziente conduce una vita normale, senza la necessità di dover ricorrere a dosi massicce di insulina.

Questo tipo di intervento necessita di un'équipe multidisciplinare e di una stretta collaborazione tra diversi specialisti. L’intervento è stato eseguito al San Gerardo dall’équipe della chirurgia pancreatica, afferente alla chirurgia Generale 1 diretta dal professor Marco Braga, composta dal professor Luca Gianotti e dal professor Fabio Uggeri, chirurghi e docenti dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, con la collaborazione del dottor Federico Bertuzzi, responsabile del centro di riferimento regionale per la coltura dell’epidermide in vitro, della banca per la crioconservazione dei tessuti e responsabile della diabetologia dell’Ospedale Niguarda, e dei radiologi interventistici del San Gerardo (dottor Rocco Corso, dottor Antonio Rovere e dottor Davide Leni).

 “Questo tipo d’intervento estremamente complesso - spiega il professor Gianotti - prevede l’asportazione chirurgica del segmento pancreatico interessato dalla malattia, che viene inviato all’unità di Anatomia Patologica per la valutazione istologica e della parte sana dell’organo che invece viene inviata ad un centro specialistico (Laboratorio di Niguarda) dove, con  tecniche estremamente sofisticate e in poche ore, vengono isolate e purificate le isole di Langerhans e infine messe in una sospensione liquida particolare.

Tale sospensione viene poi immediatamente reinfusa nel soggetto donatore che ha subito l’intervento. "La tecnica di infusione delle isole prevede, in anestesia locale, la puntura percutanea di un ramo della vena porta del fegato, l’incanulamento della stessa e la perfusione della soluzione contenente le isole nel lobo epatico di destra o di sinistra - precisa -. Le cellule produttrici di insulina attecchiscono all’interno dei sinusoidi epatici e ricominciano a produrre insulina in modo pressoché normale in pochi giorni”.

In particolare, nel paziente che ha ricevuto questo trattamento, a distanza di soli nove giorni dopo l’autotrapianto di isole, si assisteva alla normalizzazione dei livelli di insulina plasmatica e dei livelli glicemici. Durante il periodo postoperatorio si è provveduto ad attenti e costanti controlli ambulatoriali del metabolismo glucidico e un anno dall’intervento, il paziente conduce una vita e una alimentazione normale e necessita esclusivamente di una sola somministrazione serale di poche unità di insulina lenta e di una compressa di antidiabetico orale al mattino.

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