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Quasi un milione di euro e almeno 35 colpi: arrestata la "banda dei bancomat"

In carcere su esecuzione di un decreto di fermo di indiziato delitto nell'ambito di un'indagine del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Monza sono finite sei persone

I giri di perlustrazione, con auto sempre diverse, prese a noleggio per non lasciare traccia. L'attenzione maniacale ai dettagli tanto da allontanarsi solo perchè sul proprio cammino, una notte, hanno incrociato un passante a spasso con un cane con uno sguardo che non li convinceva. E poi il piano, sempre lo stesso, che in pochi istanti, con un collegamento di cavi e un malware consentiva di trasformare il bancomat in una "slotmachine" da dove le banconote uscivano a raffica così da avere tra le mani dai 15 agli 80mila euro in un colpo solo. E poi la fuga, veloce. Fino a sparire nel nulla, come "fantasmi".

Ma a dare un volto e un nome ai componenti della "banda dei bancomat" sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Monza, guidati dal maggiore Arcangelo Maiello. Sono sei le persone - tutti cittadini moldavi giovanissimi tra i 26 e i 39 anni - finite in carcere su esecuzione di un fermo di indiziato di delitto con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati ai danni di sportelli bancomat ATM, con la tecnica cosiddetta “Black Box”.

VIDEO | Furti ai bancomat: come agivano

Secondo quanto ricostruito i sei facevano parte di un’organizzazione criminale molto attiva in Lombardia, i cui sodali pianificavano, in Italia e all’estero, numerosi attacchi informatici ai danni di sportelli bancomat, riuscendo a entrare tramite il supporto di una squadra di hacker in pochi istanti nel sistema operativo degi sportelli tramite un malware che attivava il comando dell'erogazione delle banconote. 

Tre auto di vedetta per controllare l'arrivo dei "diavoli"

La squadra si muoveva sempre con tre autovetture che, dopo alcuni giri di controllo nella zona, si appostavano nei dintorni, cinturando l'area per controllare l'eventuale arrivo di forze dell'ordine che - nelle intercettazioni finite nel fascicolo dell'indagine - i membri della banda chiamavo in codice "diavoli". Per tradurre le espressioni, pronunciate in lingua moldava, è stato necessario il lavoro di una squadra di interpreti che si è affiancata agli inquirenti che per due mesi - da settembre a metà novembre - hanno effettuato pedinamenti, incrociato dati relativi a celle telefoniche e visionato immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza dell'area. 

Per il collegamento tramite black box servivano pochi istanti ma l'intera operazione richiedeva poi un paio d'ore, durante le quali la preoccupazione principale era assicurarsi che nessuno - nella notte - interrompesse l'attività in corso. I membri della banda dopo aver estratto - mediante effrazione - il pannello della luce di cortesia (per i postamat) o aver creato un foro nella parte laterale della tastiera (per i bancomat degli istituti di credito) e aver avuto accesso al multicavo seriale, collegavano un dispositivo, spesso un notebook a un router esterno consentendo così ad un team di hacker, che probabilmente dell’Est Europa, di inoculare da remoto un malware capace di entrare nel sistema operativo dell’ATM e quindi di attivare il comando di erogazione delle banconote.  E in pochi istanti così il bancomat si trasformava in una macchinetta "eroga soldi".

I colpi della "banda del bancomat"

Sono 35 i colpi ai danni di bancomat e sportelli di prelievo postale contestati alla banda che oltre ai sei fermati conta altri sei membri, per un totale di 12 persone, di cui tre già arrestati in Polonia. In soli sette mesi la banda sarebbe riuscita a impossessarsi di una somma di 800.000 euro. Tra i colpi contestati il furto avvenuto all'ufficio postale di Bellusco lo scorso 12 luglio, il tentato furto - poi fallito proprio per l'arrivo dei "diavoli" che hanno interrotto i malviventi in azione costringendoli alla fuga - a Carugate del 5 agosto a cui ha fatto seguito tre giorni dopo un colpo alle Poste di Pessano. 

La banda poi è tornata a colpire il 18 agosto a Seveso, spostandosi poi nel Comasco, in provincia di Bergamo e tornando a settembre in Brianza, a Carate. Dopo Senago (il 7 settembre) in Brianza è stata la volta di Busnago, dove la banda ha colpito l'ufficio postale, Macherio e Biassono. Durante quest'ultimo colpo, avvenuto lo scorso 6 novembre, i malviventi erano stati messi in fuga proprio dai carabinieri giunti allo sportello della Banca Popolare di Milano prima che la banda riuscisse a fuggire con il denaro. 

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