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"Ti prendo a schiaffi anche davanti al bambino", la banda degli usurai tra Rolex e minacce

Cinque persone sono finite in carcere. Spedizioni "punitive" per chi non pagava, minacce e il circolo vizioso dei debiti a catena, con prestiti chiesti ad altri membri del clan per pagare i primi finanziamenti a strozzo

"Lascia il bambino a casa perché se no ti prendo a schiaffi anche davanti a lui". E ancora "Se non paghi ti cucino la faccia". Queste alcune delle frasi intercettate nel corso dell'indagine che in Brianza ha portato i carabinieri della compagnia di Desio a sgominare un gruppo di persone dedito a stipulare prestiti a tassi di usura e ad arrestare cinque persone. Quattro di questi sono cittadini italiani con origini libiche o iraniane, uno è un uomo di origine albanese. Tutti i presunti membri del sodalizio erano di stanza nei palazzoni di via Ariosto a Limbiate, dove i militari hanno sequestrato soldi, gioielli e Rolex che qualcuno, durante la perquisizione all'interno di un appartamento, aveva provato a lanciare giù dai balconi. 

Almeno dieci le vittime che spesso tornavano a casa con il volto tumefatto, dopo aver ricevuto la "visita" degli strozzini che chiedevano indietro il denaro con interessi e botte. E ora i cinque sono finiti in manette e dovranno rispondere delle acuse di usura ed estorsione. Le indagini sono iniziate nel 2019 quando in seguito ad alcune denunce i carabinieri hanno iniziato a far luce su un presunto maxi giro di usura. Dopo aver contratto un debito per le vittime, se ne apriva subito un altro, in un circolo vizioso di minacce, violenze e botte. I debitori infatti, non riuscendo a pagare il primo prestito, venivano costretti a rivolgersi agli altri componenti del clan per trovare altro denaro per potersene liberare. “Un vero e proprio consorzio di soldi a strozzo con interessi anche del 200%” spiegano gli investigatori.

Tra le vittime anche imprenditori in difficoltà

“Se non paghi ti cucino quella faccia da porco che hai”. Questa una delle frasi e delle minacce che si sarebbero sentite rivolgere le vittime, tra cui c’erano anche imprenditori in difficoltà. A rivolgersi agli strozzini infatti erano persone che avevano accumulato debiti per problemi personali, per questioni di tossicodipendenza o ancora per difficoltà lavorative.

A denunciare si è presentato anche un piccolo imprenditore, caduto in pesanti difficoltà economiche a causa della dipendenza da cocaina e da una separazione. E un 58enne di Bollate che nell’estate del 2021 aveva visto le ritorsioni del clan arrivare a coinvolgere anche la moglie. L’uomo avrebbe ricevuto nel mese di dicembre 2020 un finanziamento di 40.000 euro a fronte di una restituzione di 90.000 euro in rate mensili da 2.000 euro. Nel tunnel senza fine dell’usura era finito anche un giovane 22enne che aveva raccontato il suo incubo di sette anni prima. Per un prestito di 700 euro era stato costretto a contrarne altri con soggetti diversi per poter pagare le rate. Un tormento che gli era costato ben 100mila euro a fronte di un debito di droga di poche migliaia di euro. 

“Ancora una volta decisiva è stata la denuncia da parte delle vittime, punto di partenza per l’avvio delle indagini da parte dei carabinieri” specificano dal comando dell'Arma di Monza e Brianza.

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