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"La città piena di telecamere e super controllata anche dai 'guardoni' non ci piace"

A Monza il centro sociale boccia la politica di sicurezza della giunta di centro sinistra e il progetto del Controllo di Vicinato

Monza investe sulla sicurezza: oltre 153 mila euro per acquistare le telecamere e l’arrivo di nuove forze dell’ordine non piace alla Foa Boccaccio. Continua la protesta del centro sociale contro la giunta di centro sinistra guidata dal sindaco Paolo Pilotto.

Dopo aver annunciato il grande evento per le strade della città il prossimo 30 marzo, adesso gli antagonisti criticano il piano sicurezza della giunta. Una giunta verso la quale non hanno mai nascosto critiche, anche molto pesanti, in particolare dopo i 3 sgomberi avvenuti nell’ultimo anno e legati a problemi di eternit (da via Timavo ad agosto, da via Val D’Ossola a settembre dopo neanche una settimana dall’occupazione, e da via Verità a dicembre). E adesso monta la rabbia contro la politica della giunta in tema di sicurezza.

"A Monza è un reato anche bere una birra seduti ai giardinetti"

“Siamo costantemente circondate da videocamere di sorveglianza, per le quali sono state investite cifre davvero esagerate (più di 153 mila euro) – si legge sulla pagina Facebook del centro sociale -. Retate, presidi, identificazioni sono sempre più frequenti nella nostra città, in particolare modo nei pochi spazi di aggregazione e socialità che sopravvivono al deserto sociale. Il Nei è un luogo simbolo di queste operazioni: a quanto pare, sedersi su una panchina e bere una birra in compagnia a Monza è reato punito con multe di minimo 200 euro”. E proprio nei giardinetti del Nei sabato sera il centro sociale ha organizzato un momento di festa e di aggregazione proseguito fino a tardi.

"I militari non ci fanno sentire sicuri"

Gli antagonisti denunciano anche l’arrivo di 15 nuovi militari che da settembre sono tornati nel progetto “Strade sicure”. E neanche l’arrivo in tutta la Brianza di oltre 80 nuovi carabinieri è stato accolto favorevolmente. “La loro presenza in città non ci fa sentire più sicurə, tutt'altro: la presenza di militari per le strade ci ricorda lo stato di guerra in cui siamo perennemente immersə. Non è certo questa la sicurezza in cui crediamo”, aggiungono.

"Monza piena di guardoni col naso fuori dalla finestra"

E non sono teneri neppure con i volontari del Gruppo Controllo di Vicinato di Monza, che segnalano alle forze dell’ordini possibili situazioni di rischio, presenza di spacciatori, truffatori, ladri o situazioni dubbiose e anomale raccolte parlando coi cittadini. “In ogni quartiere della città sono presenti guardoni con il naso fuori dalla finestra vegliano sul quartiere aspettando che qualcuno faccia qualcosa che ‘minacci la sicurezza’ – si legge nel post della Foa Boccaccio -. Molto spesso questa minaccia consiste nel bere una birra, ascoltare la musica o imbrattare i loro muri puliti. La città vetrina, fatta di spie e borghesi pronti a puntare il dito non è la nostra, ci fa cagare”.

Tre sgomberi in un anno 

Annunciando la necessità a Monza di una nuova occupazione. “Di fronte a questa panoramica della città, uno spazio occupato rappresenta un importantissimo punto di rottura: esce infatti dalla narrazione, sempre più opprimente, che vede l'illegalità come il male più grande della nostra società - prosegue il post -. Un'occupazione è l'occasione di evadere da tutte quelle politiche securitarie e repressive che ci vorrebbero cittadinə ‘pacatə’ ed ‘ubbidientə’. La nostra ‘cara’ giunta di centro-sinistra sa però risponderci solo con sgomberi, 3 in un anno, di cui però non ha nemmeno la decenza di prendersi la responsabilità politica, nascondendosi invece dietro cavilli tecnici giustificati dall'emergenza di messa in sicurezza. Tutto ciò suona ridicolo dato che gli spazi in questione sono stati dimenticati e abbandonati per anni. Crediamo in realtà che questi sgomberi nascano dal timore che gli spazi liberati suscitano nelle istituzioni e per questo pensiamo sia fondamentale portare avanti pratiche come l'occupazione e l'autogestione. Non spezzerete mai il nostro entusiasmo, la nostra voglia di aggregarci e di riappropriarci della nostra città. La scusa dell'uragano non regge, nemmeno dentro i vostri palazzi.  L'uragano adesso lo portiamo noi in mezzo alle strade”.

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