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Il caso / Agrate Brianza

Il caso della lavoratrice brianzola "licenziata" perché malata finisce sui banchi del Governo

L'Usb ha inviato una lettera al ministro Giorgetti. Intanto Pd e Sinistra Italiano hanno presentato le interrogazioni

Il caso della lavoratrice della StMicroelectronics "licenziata" dopo essersi ammalata perché all’interno dello stabilimento di Agrate Brianza (dove da oltre 20 anni lavorava) non c'è un posto idoneo alle sue nuove condizioni di salute finisce a Roma, sui banchi del Governo.

La lettera al ministro Giorgetti

A portare alla ribalta delle cronache nazionali la vicenda è la Usb che per prima (insieme alla Rsu e alla Uilm) aveva denunciato il fatto. Il sindacato ha scritto al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.  Nella lettera il sindaco ricostruisce la vicenda della lavoratrice, chiedendo l’intervento del Governo. “Una situazione grave, ma ancora più grave in un azienda con le caratteristiche di ST Microelectronics, dove in particolare il ruolo chiave dell’intervento pubblico nel sistema produttivo Italiano deve poter garantire occupazione, benessere e sviluppo. Non certo discriminazioni nei confronti di persone deboli - si legge nella lettera inviata a Giorgetti -.  Per questo, egregio signor Ministro, le chiediamo un intervento diretto, al fine di sanare al più presto questo increscioso fatto”.

Le interrogazioni a Roma di Pd e Sinistra Italiana 

Intanto il senatore Tino Magni (Sinistra Italiana) ha presentato un’interrogazione sulla vicenda chiedendo un intervento. Lo stesso ha fatto il Pd. “Siamo allibiti per quanto accaduto a una lavoratrice invalida della STMicroelectronics di Agrate Brianza, prima trasferita a causa di seri problemi di salute, poi nuovamente spostata fino a ricevere la lettera di licenziamento - commentano Silvia Roggiani segretaria regionale Pd Lombardia e Lorenzo Sala, segretario Pd Monza Brianza -. Un benservito incomprensibile, dopo 24 anni di lavoro per l’azienda, nei confronti di una persona già fragile. Per questo come Pd abbiamo presentato un’interrogazione  al Ministero del lavoro, a cui chiediamo di fare il possibile affinché l’azienda provveda a ricollocare la dipendente, nello stesso ufficio dove aveva lavorato negli ultimi due anni, con mansioni impiegatizie. Abbiamo preso l'impegno di fare del Pd il partito del lavoro, e il lavoro non può mai essere lo strumento con cui colpire la dignità delle persone. Mai". Un'interrogazione era stata presnetata già dal senatore Bruno Marton (Movimento 5 Stelle). Nei giorni scorsi la vicenda era finita al Pirellone con il Movimento 5 Stelle che aveva chiesto una audizione della multinazionale in Commissione attività produttive. 

Che cosa era successo

Una vicenda che era stata denunciata alla fine di gennaio dai sindacati: un grande sciopero quello indetto lo scorso 26 gennaio dalle Rsu, Usb, Uilm per chiedere il reintegro della donna. Ma ad oggi, da quanto riferisce Michele Solimando, rappresentante della Rsu della ST e dirigente Usb Lombardia non ci sono novità. “La lavoratrice aveva chiesto di poter essere reintegrata a Cornaredo, dove c’è un altro grande sito della multinazionale. Sarebbe stata disposta a trasferirsi anche al Sud, nel sito di Lecce, essendo originaria di quella zona. Ma l’azienda ha riferito che, non solo non ci sono posti per lei nella sede di Agrate Brianza dove lavorano 5.300 dipendenti. Ma non ci sono posti adeguati neppure nello stabilimento di Cornaredo con 1.200 dipedenti”. Da quanto riferisce Solimando, però, la lavoratrice potrebbe essere trasferita in Campania o in Sicilia. “Nello stabilimento di Arzano, in provincia di Napoli, dove ci sono 250 lavoratori, peraltro quasi tutti ingegneri. Oppure a Marcianise, nel Casertano, dove nella dittà lavorano 250 persone; o infine a Catania nel sito dove operano 5.100 lavoratori – prosegue Solimando -. Oppure l’azienda sarebbe disponibile a dare una buonuscita di 24 mensilità”. Il condizionale è d’obbligo perché, ad oggi, secondo quanto riferisce il sindacalista, di scritto non c’è nulla, ma solo ipotesi frutto di colloqui tra i legali delle due parti che attualmente sono ancora in corso.

Dopo che era scoppiato la vicenda erano intervenuti anche Fim-Cisl e Fiom-Cgil invitando la lavoratrice a rivolgersi ai loro sindacati e chiedendo alla direzione aziendale "di sospendere il drastico provvedimento comminato alla lavoratrice aprendo un confronto franco e serrato per individuare
soluzioni a questa criticità". 

La redazione di MonzaToday ha contattato l'azienda per ricevere chiarimenti in merito all'evoluzione della vicenda, che così ha risposto: "non possiamo controbattere alle dichiarazioni di fonte sindacale attraverso la stampa". 

Articolo aggiornato alle 19.48 di giovedì 8 febbraio 2024.

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