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Il caso / Agrate Brianza

Per la donna licenziata perché malata l'azienda ha trovato il posto (ma non in Brianza)

L'azienda avrebbe trovato un collocamento in tre stabilimenti: due in Campania e uno in Sicilia

Un posto di lavoro c’è: non nel grande stabilimento di Agrate Brianza, né nell’altro grande sito produttivo di Cornaredo, nel Milanese. Ma in Campania oppure in Sicilia. Questa la controproposta che la StMicroelectonics di Agrate Brianza avrebbe fatto alla lavoratrice di 50 anni, malata e con una invalidità del 67%, che è stata “licenziata” perché nello stabilimento di Agrate Brianza (dove lavorava da oltre 20 anni) non c’era un posto idoneo alla sua attuale condizione di salute. 

Una vicenda che era stata denunciata dai sindacati: un grande sciopero quello indetto lo scorso 26 gennaio dalle Rsu, Usb, Uilm per chiedere il reintegro della donna. Ma ad oggi, da quanto riferisce Michele Solimando, rappresentante della Rsu della ST e dirigente Usb Lombardia non ci sono novità. “La lavoratrice aveva chiesto di poter essere reintegrata a Cornaredo, dove c’è un altro grande sito della multinazionale. Sarebbe stata disposta a trasferirsi anche al Sud, nel sito di Lecce, essendo originaria di quella zona. Ma l’azienda ha riferito che, non solo non ci sono posti per lei nella sede di Agrate Brianza dove lavorano 5.300 dipendenti. Ma non ci sono posti adeguati neppure nello stabilimento di Cornaredo con 1.200 dipedenti”. Da quanto riferisce Solimando, però, la lavoratrice potrebbe essere trasferita in Campania o in Sicilia. “Nello stabilimento di Arzano, in provincia di Napoli, dove ci sono 250 lavoratori, peraltro quasi tutti ingegneri. Oppure a Marcianise, nel Casertano, dove nella dittà lavorano 250 persone; o infine a Catania nel sito dove operano 5.100 lavoratori – prosegue Solimando -. Oppure l’azienda sarebbe disponibile a dare una buonuscita di 24 mensilità”. Il condizionale è d’obbligo perché, ad oggi, secondo quanto riferisce il sindacalista, di scritto non c’è nulla, ma solo ipotesi frutto di colloqui tra i legali delle due parti.

“Questa è una provocazione – incalza il dirigente della Usb Lombardia -. Come è possibile che a Cornaredo non ci sia un posto per lei, mentre in siti più piccoli nel Sud Italia ce ne sono. La lavoratrice non chiede buonuscite, chiede solo di lavorare: ha un mutuo da pagare e la cessione del quinto dello stipendio e si trova quindi in una condizione economica molto precaria e delicata. Se non accetterà verrà licenziata. Peraltro in questo ultimo anno la donna è stata sottoposta a un forte stress psicologico". Solimando annuncia altre iniziative pubbliche. 

Intanto anche la politica si è mossa. La consigliera regionale Paola Pizzighini (M5S) ha chiesto un’audizione della multinazionale al Pirellone. "Ho chiesto l’audizione della St Microelectronics di Agrate Brianza in commissione attività produttive - spiega -. E’ evidente che si tratta di un provvedimento punitivo per cui le istituzioni non possono restare indifferenti ma devono intervenire per tutelare la parte debole nel rapporto di lavoro. Com'è possibile che un’azienda di tali dimensioni non riesca a trovare una collocazione a una lavoratrice con una parziale inabilità? E’ inconcepibile e le istituzioni non possono tollerare tali provocazioni".

Pesante anche il giudizio di Marco Fumagalli, coordinatore monzese del M5S: “Dopo i licenziamenti della Gianetti Ruote con una mail per la chiusura dell’azienda, non siamo disposti a tollerare oltremodo l’arroganza delle multinazionali che fanno profitti e sfruttano i lavoratori. Questa vicenda ha dell’incredibile e va oltre il semplice mobbing per sconfinare in atti di minaccia e persecuzione che gettano pesanti ombre sul concetto di sostenibilità che tante aziende sbandierano. La Corte costituzionale ha già invitato per ben due volte il legislatore a riordinare il sistema dei licenziamenti che si sta rivelando una vera tragedia per tanti lavoratori. Le istituzioni devono intervenire al più presto”. La redazione di MonzaToday ha contattato l’azienda per avere chiarimenti e aggiornamenti in merito alla vicenda che ha così risposto: "Le politiche aziendali ci impediscono di controbattere a quanto i sindacati dichiarano ai media. E in ogni caso quando ci sono controversie aperte ST non commentano per rispetto delle parti".

Articolo aggiornato alle ore 12.34 del 6 febbraio

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