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Il caso / Vimercate

Il liceo brianzolo dove è possibile iscriversi usando un "alias": scoppia la polemica

A salire sulle barricate il Popolo della Famiglia: "Una pura follia che è una moda e come altre mode del passato tramonterà, non prima però di aver lasciato segni indelebili sulla pelle dei nostri figli"

Al liceo Banfi di Vimercate è possibile iscriversi utilizzando un “alias”. E la scelta della scuola (non un caso unico a livello nazionale) ha già scatenato le polemiche.

Il protocollo è stato approvato settimana scorsa dal Consiglio di istituto del liceo classico e scientifico e prevede la possibilità – per quegli studenti che hanno intrapreso ufficialmente un percorso di riattribuzione di genere – di farsi chiamare con un nome diverso da quello anagrafico. Un nome che comparirà anche nei documenti ufficiali della scuola. “L’obiettivo -  si legge nel documento ufficiale deliberato dal Consiglio di istituto – è favorire la formazione di un ambiente sempre più inclusivo eliminando situazioni di disagio nell’espressione dell’autodeterminazione di genere del singolo e nella prevenzione delle discriminazioni”.

Una novità che ha scatenato la polemica con Il Popolo della famiglia che è subito salito sulle barricate, bocciando questo intervento. “Abbiamo appreso questa notizia con sconcerto – si legge nella nota ufficiale del partito - Questa scelta presa, a quanto pare, anche con l’accordo della componente studentesca (il consiglio di istituto è formato infatti da insegnanti, genitori, studenti e personale ata, ndr) segna un’abdicazione al ruolo di educatori, maestri, professori degli adulti che accettano di farsi guidare invece che guidare gli adolescenti in una fase tanto delicata e determinante della loro vita. Si dimentica il Consiglio di Istituto del Liceo Banfi di raccontare ai ragazzi del dramma dei ‘detransitioners’, la marea umana di ragazzi che hanno cambiato sesso prima della maggiore età e ora chiedono conto a genitori e educatori sul perché abbiano consentito alla loro immaturità di prendere decisioni così determinanti e senza ritorno. Una pura follia che è una moda e come altre mode del passato tramonterà, non prima però di aver lasciato segni indelebili sulla pelle dei nostri figli. Come nonne, nonni, padri e madri chiediamo al consiglio di istituto di ritornare sulla propria decisione e svolgere quel ruolo di educatori e maestri che è proprio degli adulti”.

Il Banfi non è la prima scuola in Brianza ad avere introdotto la carriera “alias”. Già alcuni anni fa, come aveva raccontato Silvia la mamma di una ragazzina transgender che vive in Brianza, a Seregno una scuola media aveva accolto la richiesta di Silvia e del marito di optare per questa scelta per la figlia che pochi mesi prima aveva fatto comimg out. I genitori nel frattempo si erano rivolti all’ospedale Careggi di Firenze per iniziare il percorso di transizione.

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