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Domenica, 28 Aprile 2024
La testimonianza

"Caro senatore, quei medici hanno salvato mia figlia a dispetto di quello che lei dice"

Silvia, mamma di una ragazzina brianzola transgender, si rivolge al senatore Maurizio Gasparri dopo la sua interrrogazione sull'ambulatorio per il trattamento della disforia di genere

Per Silvia i medici dell’ospedale Careggi di Firenze sono degli eroi. Hanno salvato la sua Zoe, 14 anni, che due anni fa ha fatto coming out comunicando ai familiari e agli amici di non riconoscersi nel corpo maschile nel quale era nata. E oggi Silvia, mamma brianzola, ha deciso di rivolgersi direttamente al senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) che prima di Natale ha presentato un’interrogazione alla presidenza del consiglio dei ministri e al ministro della Salute in merito alla presunta somministrazione all’ospedale Careggi di Firenze della triptolerina senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica. Un farmaco che viene somministrato nel Centro per il trattamento della disforia di genere dell'ospedale fiorentino al quale si rivolgono anche i genitori di molti minori, in molti casi anche bambini. 

Dalla Brianza all'ospedale di Firenze 

Silvia è una di quelle mamme che insieme al padre di Zoe si è rivolta al Careggi dopo che 2 anni fa – quando Zoe aveva 12 anni – la figlia le ha rivelato di non riconoscersi nel corpo nel quale era nata. “Sono molto rammaricata da quanto ha dichiarato il senatore Gasparri e lo invito ad andare direttamente al Careggi per vedere di persona quello che succede - spiega Silvia a MonzaToday -. Io dalla Brianza mi sono dovuta rivolgere all’ospedale fiorentino perché in Lombardia non ci sono centri organizzati come quello, con la presenza all’interno di numerose specialisti che collaborano anche con enti esterni”. 

Un percorso durato 2 anni 

Zoe adesso ha 14 anni: Zoe  dopo un anno di percorso al Careggi ha iniziato i bloccanti, e dopo due anni la terapia ormonale. “La terapia non è iniziata dall’oggi al domani come il senatore potrebbe ipotizzare - prosegue Silvia -. C’è stato un percorso anche con il coinvolgimento di noi genitori. Le terapie vengono iniziate solo dopo aver avuto il benestare dei genitori che vengono scrupolosamente informati su come agisce il farmaco prescritto Un susseguirsi di incontri con lo psicologo una volta al mese con la precisazione, fin dal primo colloquio, che in caso di necessità ci sarebbero state più sedute. Dovevano capire se c’era una sofferenza causata solo dalla disforia di genere o c’erano anche altre cause come per esempio disturbi del comportamento alimentare o depressione”. Zoe in questi due anni si è inoltre sottoposta a molti esami medici. "Peraltro vorrei precisare che la triptorelina è un farmaco usato da anni e dagli effetti completamente reversibili", precisa Silvia.

"La sofferenza dei nostri figli"

“Vorrei tanto che il senatore Gasparri si recasse personalmente al centro per la disforia di genere del Careggi per vedere come lavorano gli specialisti - prosegue Silvia -. Non dispensano cure ormonali con facilità e rapidamente. I nostri ragazzi intraprendono un percorso ben preciso, sempre seguiti da psicologi, psichiatri e psicoterapeuti. Ci sono lunghe liste d’attesa per accedere. Io ho avuto la fortuna di avere il primo colloquio poco dopo che mia figlia ha fatto coming out e ho iniziato a cercare dove rivolgermi. Probabilmente il senatore non si rende conto della grande sofferenza che vivono questi ragazzi e del fatto che ciascuno avrà tempi e modi diversi per affrontare questo cammino. Perché, è bene ricordarlo, non tutte le persone transgender affronteranno un percorso di medicalizzazione o addirittura l’intervento chirurgico".

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