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Cronaca Desio

E' Renato Farina l'autore del pezzo che costerà il carcere a Sallusti

Il parlamentare e giornalista desiano ha confessato la paternità dell'articolo che è costato la condanna a 14 mesi di carcere per il direttore del Giornale. Ma ieri sera Vittorio Feltri l'aveva anticipato: "L'ho difeso tutta la vita, speravo avesse il coraggio di farsi avanti"

DESIO - Colpo di scena nel caso che potrebbe portare in carcere il direttore del "Giornale" Alessandro Sallusti: l'autore dell'articolo firmato "Dreyfus" che è costato la condanna a 14 mesi al giornalista è il parlamentare brianzolo, desiano di nascita,  Renato Farina. A rendere pubblico il nome dell'autore è stato Vittorio Feltri nel corso della trasmissione Porta a Porta.  Feltri, amico storico di Farina,  non è stato tenero. "Avevo sperato che avesse lui il coraggio di farsi avanti - ha detto il giornalista  - Adesso questo nome voglio farlo io, lo fanno molti. Ma è bene che sia conosciuto da tutti: si tratta di Renato Farina". Come riporta lo stesso quotidiano di via Negri, a telecamere spente Feltri si sarebbe sfogato: "L'ho difeso tuta la vita, speravo che avesse un minimo di coraggio, invece è un vigliacco. Speravo si prendesse le sue responsabilità: non si è verificata nè l'una nè l'altra cosa".

VIDEO - LA CONFESSIONE DI FARINA ALLA CAMERA

LA CONFESSIONE - Alle parole di Feltri, ha fatto seguito in mattinata la confessione dello stesso Farina. In un discorso alla camera, il parlamentare ha ammesso la paternità del pezzo: "Quel testo l'ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non  è la stessa cosa". Nell'articolo incriminato, Farina chiedeva la pena di morte per il giudice: "Qui ora esagero - si legge nel testo - ma prima doma­ni di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte, e se mai fosse ap­plicabile in una circostanza, que­sto sarebbe il caso". Farina all'epoca dei fatti (2007) non poteva firmare i suoi pezzi: era stato radiato dall'Ordine dei Giornalisti per aver preso soldi dai servizi segreti (nome in codice: Betulla) nell'occasione del sequestro di Abu Omar. L'imam egiziano era stato rapito a Milano dai servizi segreti americani nel 2003 e portato in Egitto per essere torturato.

INTEMPERANZE - Farina nell'occasione si scusò con Vittorio Feltri, all'epoca suo direttore a Libero, in una lunga lettera pubblicata sul quotidiano: Feltri lo difese pubblicamente, nonostante le critiche. Negli anni ha assunto sempre più posizioni tecocon e provocatorie che avevano portato molti a individuare in lui l'autore del pezzo incriminato: una delle ultime "uscite" risale a febbraio, quando dichiarò pubblicamente che se Monti avesse tassato gli oratori, gli avrebbe "tagliato le gomme dell'auto".

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