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La testimonianza / Libertà / Via Bergamo

I genitori diventano "detective" per salvare i figli adolescenti dalle brutte compagnie

Il racconto di alcuni genitori di ragazzini monzesi under 17

“Noi abbiamo paura e i continui fatti di cronaca che vengono riportati sulle risse in via Bergamo e nelle zone limitrofe confermano i nostri timori”.

Inizia così l’intervista di alcuni genitori di ragazzini che frequentano le vie del centro di Monza e in particolare via Bergamo, la via movida. Si sono rivolti alla redazione di MonzaToday per raccontare le loro paure, chiedere maggiori controlli soprattutto la sera tardi.  Mamme e papà di under 17 che adesso, con la fine della scuola, hanno libera uscita anche durante la settimana. “Non parliamo di ragazzi che stanno fuori fino all’alba – precisano -. Ma di adolescenti che soprattutto il venerdì, sabato e domenica sera escono per mangiare una pizza o un panino insieme. O ritrovarsi per un gelato in compagnia. Tra le mete preferite c’è la via Bergamo e purtroppo abbiamo raccolto informazioni tutt’altro che rassicuranti in merito a quanto accade non solo nella via, ma anche ai giardinetti del Nei”.

I genitori provano a parlare con i figli e i racconti, in molti casi, li allarmano. Presenze di gruppi di ragazzi e giovani (tutti maggiorenni) che spesso bivaccano tra alcol e sostanze stupefacenti e che spesso avvicinerebbero anche i giovanissimi. “Noi i nostri figli li abbiamo educati e li seguiamo – raccontano -. Non sono ragazzi lasciati allo sbaraglio: sono ragazzi diligenti, che studiano e che adesso si godono le meritate vacanze. Ma più che ripetere loro di stare attenti, di lasciar perdere i più grandi, di non fumare, di stare lontani da alcune compagnie non possiamo fare. Ma se quelle compagnie si trovano proprio nelle vicinanze di quei luoghi, comunque sani, che i nostri ragazzi frequentano abbiamo  paura. Sono ragazzini di 15 o al massimo 17 anni che, pur coscienziosi, restano comunque adolescenti”.

Alcuni genitori cercano di raccogliere informazioni su questi gruppi, anche attraverso i social network o le confidenze di qualcuno che la zona la vive e la conosce. “Abbiamo paura – concludono -. Abbiamo visto anche il profilo social di alcuni di questi giovani e scoperto che, peratro, sono seguiti da tantissime persone, tra cui alcuni dei nostri figli. L’estate ci fa paura perché non possiamo chiudere in casa i nostri figli, soprattutto dopo 3 anni di pandemia. Non possiamo pedinarli. Ma non possiamo neppure fare finta di nulla. Spaccio e piccola criminalità in quelle zone esitono, e noi abbiamo paura per i nostri ragazzi che lì vanno per mangiarsi una pizza o passare una serata in compagnia”. 

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