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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'indagine / Roncello

Società fantasma e frode da 2 miliardi: 85 denunce e perquisizioni anche in Brianza

Nel mirino dell'indagine della guardia di finanza anche una attività di Roncello

"Fast&Clean". Veloci e puliti: ad accumulare proventi e a ripulire il denaro con operazioni illecite che simulavano operazioni commerciali mai avvenute. Una maxi frode da 2 miliardi di euro è stata scoperta da un'indagine della guardia di finanza di Ancona che ha toccato anche la Brianza con perquisizioni a Roncello.

Le fiamme gialle hanno portato alla luce un giro di fatture false e 140 società fantasma con 85 indagati e sequestri per 350 milioni di euro.

L'indagine

I fianzieri hanno iniziato a indagare partendo da alcuni laboratori di confezione gestiti da imprenditori di origine cinese nella provincia di Ancona dove è stata scoperta una rete di società cartiere responsabili dell’emissione di fatture false per circa 150 milioni di euro, con un’evasione di circa 33 milioni di euro di Iva e di altrettanta consistenza il risparmio delle imposte dirette sottratte al Fisco. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, le modalità adottate avrebbero assicurato agli imprenditori coinvolti, italiani e cinesi, l’immediata disponibilità del profitto della frode fiscale.

Le Fiamme Gialle di Senigallia, con l’intervento delle unità specialistiche del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ancona, hanno portato alla luce una rete di ulteriori 140 imprese - per la maggior parte localizzate nin Lombardia - tutte esistenti solo sulla carta, totalmente destrutturate per risorse umane e materiali, addirittura domiciliate in luoghi improbabili se non ad indirizzi inesistenti. Ma nel giro di due anni avrebbero emesso fatture false per un miliardo e 700 milioni di euro.

Un centro di elaborazione dati anche in Brianza

Il sequestro ha fatto scattare i sigilli per correnti bancari, autovetture di pregio, denaro contante, beni di pregio ed unità immobiliari. E' stata data esecuzione anche a 34 decreti di sequestro preventivo d’urgenza emessi dalla Procura della Repubblica di Ancona nei confronti di altrettante imprese responsabili dell’evasione per l’importo di almeno 22 milioni di euro di IVA. Sono stati eseguiti più di 30 provvedimenti di perquisizione, analizzati sequestrati e bloccata l’operatività di 1569 conti bancari, con l’impiego di 100 uomini nelle attività di perquisizione. 

I finanzieri sono stati al lavoro anche in Brianza, a Roncello, dove secondo quanto emerso era attivo un centro di elaborazione dati dove le fatture false venivano immesse nella rete. Tra le 85 persone indagate, tutti imprenditori di origine cinese e italiani, alcuni denunciati risultano residenti anche a Monza e Brianza.

Erano sei in tutto i centri attivi in Lombardia e dedicati a queste operazioni, attivi anche a Milano e provincia, Gallarate, Montirone, Firenze, Padova e Vittoria. "Sono state sottoposte a sequestro preventivo 140 imprese, di cui è stata disposta la cancellazione per scongiurare la prosecuzione della loro attività, ed interdetta ogni attività presso il sistema bancario italiano. Gli ulteriori approfondimenti eseguiti sul conto delle imprese emittenti le fatture fittizie hanno rivelato la presenza di centri di elaborazione dati al servizio delle suddette imprese, che garantivano a molteplici beneficiari, imprenditori italiani e cinesi, di evadere le imposte, riciclare il denaro mediante trasferimento all’estero e ottenere immediatamente, ed in maniera occulta, la retrocessione del profitto dell’attività illecita realizzata" si legge nella nota diffusa dalla guardia di finanza di Ancora.

Underground bank: come funzionava la frode

La frode funzionava così: la società cartiera emetteva la fattura falsa e indicava al destinatario gli estremi del conto corrente italiano su cui eseguire il bonifico per il pagamento. Giunto l’accredito, il gestore della cartiera disponeva un bonifico estero di pari importo su di un conto corrente di una banca cinese – direttamente ovvero tramite triangolazione su conti correnti ubicati in altri paesi dell’U.E. – giustificando l’operazione a titolo di pagamento di corrispettivo per operazioni di importazione di prodotti in realtà mai avvenute. Gran parte dell’importo bonificato dall’utilizzatore della fattura falsa, nel frattempo trasferito in Cina, veniva restituito allo stesso imprenditore in denaro contante che gli veniva consegnato da “corrieri”. La fenomenologia illecita accertata rientrerebbe nella fattispecie della cosiddetta “underground bank”, ovvero il sistema di una banca occulta, al servizio dell’economia illegale, che grazie ad una struttura organizzata e complessa è in grado di trasferire e riciclare somme miliardarie e di utilizzare provviste di denaro contante, non tracciato, per la restituzione, all’impresa destinataria delle fatture false, di parte degli importi dalla stessa bonificati. 

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