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L'appello

Ilaria Salis: la sua lettera dal carcere e l'appello di Morgan al governo Meloni

L'artista, anche lui ex studente dello stesso liceo dove aveva studiato Ilaria, lancia un appello alle istituzioni

Morgan fin da subito aveva dimostrato grande sensibilità nei confronti della vicenda di Ilaria Salis. Prima firmando la petizione per la sua liberazione organizzata dagli studenti ed ex studenti dello Zucchi, il prestigioso liceo classico di Monza dove Ilaria (e anche Morgan) avevano studiato.

Adesso l'artista monzese va oltre e lancia un appello alle istituzioni. Un video pubblicato nella giornata di giovedì 1 febbraio nel quale chiede direttamente l'intervento del Governo perché non vengano violati i diritti umani fondamentali . "Il diritto di Ilaria è il diritto di Italia - dichiara Morgan nel suo breve video - Chiediamo il rispetto dello stato di diritto, il rispetto del principio di innocenza fino a prova contraria". Morgan ribadisce la richiesta di garantire all'insegnante brianzola condizioni di detenzione dignitose. 

Una richiesta che arriva, non solo all'indomani delle immagini che hanno mostrato la donna entrare nell'aula di tribunale con mani e piedi ammanettati e tenuta per un "guinzaglio". Ilaria Salis è accusata di aver partercipato l'11 febbraio 2023 a Budapest a un'aggressione nei confronti di due neonazisti durante la manifestazione di estrema destra della Giornata dell'Onore. La donna da allora è in carcere. Già da mesi aveva denunciato condizioni di reclusione disumane. "Mi trovo tutto il tempo in una cella minuscola e senza aria, tra gli scarafaggi, il vitto scarso, senza possibilità di comunicare, trattata come una bestia al guinzaglio", scrive. Il documento, scritto il 2 ottobre quando si trovava agli arresti da quasi otto mesi, è stato diffuso in esclusiva al tg de La7. "Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura - scrive - e a indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia".

"Si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa - scrive ancora la nostra connazionale -. C'è una sola ora d'aria al giorno e la socialità non esiste. Tutte le mattine ci svegliamo alle 5.30. Ogni volta che dobbiamo sostare in corridoio dobbiamo stare rivolte verso il muro", denuncia ancora l'antifascista italiana, spiegando che non ha potuto iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese, lingua in cui avvengono tutte le comunicazioni, con la motivazione che "non parla ungherese". Per sei mesi non ha potuto comunicare con la famiglia.

L'unico svago è un laboratorio di attività manuali: non viene pagata "in quanto detenuta straniera". Racconta inoltre che deve tenere sotto controllo un nodulo: a marzo, un mese dopo l'arresto, avrebbe avuto un'ecografia programmata in Italia e riesce a farla solo a metà giugno, ma non le consegnano il referto: "La dottoressa mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli". Salis spiega poi che le sue condizioni erano note da tempo alla nostra diplomazia, che ogni volta che deve uscire dal carcere viene portata ammanettata, al guinzaglio. Infine si rivolge ai suoi legali italiani: "Gli avvocati ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto ciò è assolutamente normale, ma so che in Italia non è per niente normale".

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