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Una bara bianca e tavoli in piazza, flash mob a Monza: "E' il funerale della ristorazione"

Nel pomeriggio di sabato una sessantina di ristoratori di Monza e Brianza hanno dato vita a una manifestazione in piazza Trento e Trieste

Tavoli apparecchiati, piatti e bicchieri ma senza nessun cliente seduto. E al centro della piazza una bara bianca: è il "funerale" della ristorazione italiana.

Il flash mob di protesta di alcuni ristoratori monzesi e della Brianza è andato in scena sabato pomeriggio, nella centralissima piazza Trento e Trieste.
Dopo le manifestazioni che nei giorni scorsi hanno toccato diverse città italiane anche dal capoluogo brianzolo cuochi, camerieri, ristoratori e barman hanno voluto far sentire la propria voce contro le misure anti-contagio introdotte dal governo che hanno colpito durante la categoria, obbligata a fermare cucine e servizio alle 18.

A dare "l’estremo saluto alla ristorazione italiana dalla Brianza" come recita un comunicato diffuso dagli organizzatori sono stati un gruppo di ristoratori di Monza e Brianza, tra cui anche molti locali del centro. Provvedimenti restrittivi che Vincenzo Butticé, chef del ristorante Il Moro e responsabile territoriale Fiepet, definsce "Iilegittimi" e "non coerenti". Sono 3.400 le aziende attive nel settore della ristorazione nell'area di Monza e Brianza con un fatturato annuale che sfiora il miliardo e trecento milioni di euro. Cifre che quest'anno rischiano però di dimezzarsi. "Contiamo di chiudere questo 2020 con un fatturato di 800 milioni di euro", spiega Butticé. Una contrazione degli incassi che inevitabilmente peserà anche sui 18.500 addetti in Brianza e sulle famiglie.

"L’epoca della ristorazione italiana degli ultimi vent’anni è destinata all’estinzione. Celebriamo il solenne saluto a un’epoca della ristorazione italiana, monzese e brianzola con un falsh mob a Monza in piazza Trento e Trieste davanti al Monumento dei Caduti, uno degli emblemi della Patria che tutela la memoria storica del Popolo italiano, per non dimenticare il sacrificio dei nostri nonni e dei nostri padri che hanno creduto in un futuro migliore, libero e democratico" spiegano nella nota. 

"La metà dei locali non riaprirà più" aggiunge Butticé. "Poter aprire solo a pranzo è come dare una boccata di ossigeno a chi manca l'aria. Abbiamo bisogno di liquidità". Tra le richieste avanzate dalla categoria indennizzi sino al raggiungimento del punto di pareggio, al netto del costo delle risorse umane, calcolato sui valori medi di fatturato degli ultimi due anni, credito d’imposta immediatamente esigibile e cedibile a terzi, cassa integrazione al 100% ed esenzione di imposte dirette e indirette, tasse e tributi, oneri previdenziali e contributivi, centrali e periferiche per tutto il periodo della pandemia. Fondamentale anche il pronto e immediato utilizzo gratuito del suolo pubblico, con dehors con possibilità di riparare dalle intemperie e riscaldare lo spazio pubblico in modo da renderlo fruibile anche durante l’inverno negli orari consentiti. 

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