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Cultura

Quando Rossini e Rajberti regalarono ai monzesi una serata goliardica dedicata ai gatti

Lo storico monzese Ettore Radice ci racconta di quando il compositore Gioacchino Rossini venne a Monza dall'amico poeta Giovanni Rajberti. Entrambi grandi amanti dei gatti per l'occasione regalarono agli spettatori del Teatro Sociale una serata a quattro zampe

Sapevate che a Monza durante un veglione di Carnevale al Teatro Sociale Gioacchino Rossini e l’amico monzese Giovanni Rajberti allietarono e stupirono il pubblico brianzolo con una serata dedicata al gatto?

Una chicca storica e a quattro zampe quella che ci rivela Ettore Radice, appassionato di biografie dei grandi personaggi, che ha scoperto l'amore del compositore e del suo amico monzese per i gatti.

“Rossini – racconta Ettore Radice – fin da bambino amava i gatti, tanto che i gatti furono anche la causa del divorzio dalla sua prima moglie Isabel Colbram che proprio non li sopportava. La seconda moglie Olympia, invece, adorava i gatti”.

Una vera mania quella di Rossini per i mici: fin da bambino era abituato ad averne almeno uno, e nella sua villa di Parigi il numero lievitò a ben diciotto gatti. Mici che si erano impadroniti della casa. “Erano dappertutto sui divani, sui letti, tra i tendaggi, sui mobili e persino sul pianoforte dove il maestro componeva”. 
 
Mici che arrivarono persino nelle sue composizioni e durante i suoi soggiorni monzesi quando veniva nella città di Teodolinda per incontrare l’amico Giovanni Rajberti, medico dell’ospedale di Monza, poeta in lingua milanese, patriota anti austriaco e soprattutto grande amanti dei gatti. I due si dilettavano in duetti culturali dedicati ai gatti. 

E proprio durante una trasferta monzese Rossini e Rajberti regalarono una serata di cultura sotto il segno del felino, definito da entrambi simbolo di libertà. Uno spettacolo in quel teatro nel cuore della città che sorgeva in quella che oggi è piazza Trento e Trieste. 

“Rajberti lesse alcuni passi del suo libro intitolato Il Gatto, Rossini rispose, accompagnando al pianoforte il Duetto buffo di due gatti. Il brano musicale che ha avuto origine dal duetto tra Otello e Iago, nell’atto secondo dell'Otello di Rossini, rivisitato dal compositore inglese Robert de Perseal, nel 1825, piacque molto al maestro che amava eseguirlo al pianoforte, nelle serate goliardiche, come quella appunto al Sociale”.   

E proprio nel suo componimento il poeta monzese descrive perfettamente il carattere del gatto. "Il gatto non vive, come le altre bestie, pei vostri comodi, pei vostri piaceri - si legge nel suo libro -. Egli vive solamente per sé, non ubbidisce che ai propri capricci, né fa alcun conto di voi se non in quanto vi trova pronti a' suoi desideri. Per esempio: egli verrà trenta volte, senza cercarvelo, a riposarsi sulle vostre ginocchia: la trentunesima che lo chiamate voi, egli non vuole, e se non vuole è finita. Pigliatelo e tenetelo a forza, che fingerà un istante di accomodarsi, e appena lo lasciate libero, vi scappa".                                                                                           

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