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Animali domestici, a Monza ancora poche tutele e servizi

Ad affermarlo Legambiente nel rapporto "Animali in città"

Gli italiani sono sempre più disponibili a tenere nelle loro case animali domestici. Come evidenzia il ministero della Salute, quasi una famiglia italiana su due convive con un animale domestico e più di una su tre con un cane o un gatto. Ma se sono aumentate le famiglie che decidono di adottare un cane o un gatto, crescono anche le esigenze di queste famiglie e dei loro animali e il bisogno di città sempre più a loro misura: spazi aperti attrezzati, connessi da piste ciclabili, a disposizione dei cittadini per giocare e rilassarsi con i propri compagni di vita, efficaci controlli per il buon funzionamento delle regole di civile convivenza, uffici pubblici in grado di offrire informazioni nel caso di ritrovamento di animali in difficoltà ecc. Me le nostre città sono attente ai bisogni di Fido?
 

A darci una fotografia molto dettagliata del Belpaese è il “Rapporto Animali in Città”. Giunto alla sua terza edizione, l’indagine di Legambiente vuole accendere i riflettori sui servizi e le attività che i Comuni capoluogo di provincia offrono ai cittadini che hanno animali d’affezione e per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici.
 

Da una classifica stilata dall’Associazione del Cigno Verde, Monza, con 47,46 punti si posiziona al 22esimo su 44 per quanto riguarda le città medie. Risulta, invece, seconda a livello regionale: prima di lei solo Cremona con 56,47 punti. Buoni risultati per la città brianzola ma ancora non sufficienti. Sono ancora poche le tutele e i servizi dedicati ai nostri amici a quattro zampe.
 

Per ottenere questa classifica, Legambiente ha inviato un apposito questionario a 104 amministrazioni comunali. Di queste, 81 comuni capoluogo di provincia hanno risposto.
 

In base alle risposte, ad ogni città è stato dato un punteggio da 100 (massimo assegnabile) a 0, costruito sulla valutazione di trentatré indicatori e dal quale è scaturita, poi, questa classifica nazionale: 30 punti per la qualità complessiva della città; 15 punti per le regole date ai cittadini, attraverso i regolamenti comunali (sei indicatori valutati, più un settimo specifico per i comuni costieri); 43 punti per l’organizzazione complessiva del servizio, attraverso gli elementi di conoscenza acquisiti dal comune, i servizi offerti e l’azione di controllo realizzata (diciotto indicatori valutati); 12 punti per le risorse economiche impegnate, attraverso la spesa procapite e i risultati ottenuti in alcuni servizi essenziali (sette indicatori valutati). I risultati non sono molto buoni: le migliori città, afferma il Rapporto, raggiungono oggi a malapena la sufficienza (60 punti su 100) in un settore che, invece, dovrebbe ottenere punteggi ben più alti considerata la grande presenza di amici a quattro zampe in città.
 

Il rapporto ha mostrato i punti critici su cui bisogna lavorare, come ha affermato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente. Ora tocca alle amministrazioni comunali impegnarsi per risolverli.

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