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Domenica, 28 Aprile 2024
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Pensioni, assegni più alti a rischio per salvare Quota 103

Si va verso un taglio della rivalutazione degli assegni più alti per riconfermare in manovra Quota 103. Sfumano le ipotesi Quota 41 e Quota 84 per le donne

Novità importanti per i pensionati: a dicembre 2023 potrebbe arrivare un maxi assegno ma non per tutti. Il Consiglio dei ministri potrebbe infatti approvare a breve il decreto Anticipi che autorizza lo stanziamento necessario per anticipare il conguaglio della rivalutazione da gennaio 2024 a dicembre 2023. Così come chiarito da Today.it. Solitamente la differenza viene corrisposta a gennaio dell'anno successivo a quello a cui è stata effettuata la rivalutazione, riconoscendo al pensionato anche gli arretrati per le tredici mensilità precedenti, ma questa volta il governo Meloni sembra voler seguire la strada tracciata da Mario Draghi nel 2022, fissando il conguaglio a dicembre.

La rivalutazione piena spetta solo a chi riceve un assegno che non supera di 4 volte il trattamento minimo, circa 2.100 euro. Per tutti gli altri, come sempre, sarà parziale. Questa volta però il taglio potrebbe arrivare anche a tre punti percentuali per le fasce più alte. Questo sta a significare che nel prossimo anno le pensioni potrebbero essere un po' più basse rispetto alle previsioni più ottimiste, per finanziare parte dei prossimi interventi previdenziali da inserire in manovra visto che la coperta come sempre è troppo corta.

Come cambieranno le pensioni con la manovra

In vista della manovra il quadro pensioni sembra essere abbastanza chiaro: per mancanza di fondi la riforma del sistema previdenziale verrà rimandata al prossimo anno. Il governo sembra intenzionato a riconfermare Quota 103 per l’uscita anticipata dal lavoro con 62 anni d’età e 41 di contributi versati. L’ipotesi Quota 41, che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età, sembra essere stata definitivamente scartata, così come Quota 84 per le donne (64 anni e 20 di contributi).

Novità in vista invece per Ape Social, l’indennità erogata dall’Inps per alcune categorie di lavoratori gravosi, con un possibile allargamento della platea. Resta il nodo Opzione Donna, con il governo intenzionato a confermare la soglia anagrafica dei 60 anni mentre i sindacati chiedono di tornare ai 58 anni per le lavoratrici dipendenti, 59 per le autonome con 35 anni di contributi, requisiti in vigore nel 2022.

Per quanto riguarda le pensioni minime, invece, non si sa ancora cosa verrà deciso. Forza Italia chiede di andare oltre la conferma dei 600 euro delle pensioni minime agli over 75, per arrivare fino ai 1.000 euro promessi in campagna elettorale, ma il quadro finanziario in peggioramento non promette nulla di buono.

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