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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'arresto

La storia dei finti carabinieri che svaligiavano case a Milano e in Brianza (e in tutta Italia)

In manette un 30enne e un 43enne, entrambi seriali e specialisti del settore. Come agivano

Sei colpi in trentotto giorni. Praticamente uno ogni sei. Anche se cinque dei sei blitz erano avvenuti in meno di un mese. Perché il loro lavoro era quello. Il loro lavoro - portato avanti con attenzione e metodo quasi scientifico - era rubare. Svuotare case di anziane sole e indifese, puntando sempre sullo stesso copione. Spacciandosi sempre per carabinieri. Ma alla fine, ad arrestare Claudio Narcisio - 43enne originario di Torino e residente a Cesano Boscone - e Mirko Papaleo - 30 anni, milanese - sono stati proprio i carabinieri. Quelli veri. I due, entrambi con precedenti, sono stati fermati in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Livio Cristofano con l'accusa di furto aggravato in abitazione.

Raid anche a Concorezzo

Secondo quanto riferito da MilanoToday, Papaleo e Narcisio sono sospettati di aver messo a segno sei raid - di cui due non andati a buon fine - tra il 6 giugno e il 14 luglio scorso. Anche in Brianza, e più precisamente a Concorezzo, il 10 giugno. A incastrarli, coordinati dalla procura di Milano, sono stati i militari della squadra anti truffe del nucleo investigativo di Milano, guidati dal comandante Federico Arrigo. Dopo aver ricevuto 63 denunce di truffe e furti tra gennaio e aprile, soltanto in Lombardia, gli investigatori hanno iniziato a cercare elementi utili per verificare se ci fossero alcuni punti in comune e la loro attenzione è caduta proprio sul 30enne Mirko Papaleo, arrestato già a novembre 2020 dopo essere stato trovato in possesso di documenti e abbigliamento con il logo dell'Arma.

Come agivano

Iniziando a seguire il sospettato - con servizio di appostamento e pedinamenti -, i militari sono arrivati al complice e hanno pian piano stretto il cerchio attorno ai due, riuscendo a ricostruire nel dettaglio il loro modus operandi. La loro giornata iniziava puntualmente in un parcheggio di via Gozzoli, dove - in una Ford Focus lasciata costantemente lì in sosta - nascondevano caschi, giubbotti e soprattutto targhe rubate da applicare su una Bmw Xr1000. "Sistemata" la motocicletta, i truffatori iniziavano a girare per le strade della città scelta per il colpo e andavano a caccia di anziane di ritorno dalla spesa o dalla farmacia. Agganciata la vittima, scattava il raid. Papaleo, mentre il complice restava in sella, raggiungeva la donna e si qualificava come carabiniere, informandola che nel condominio c'era stato un furto e chiedendole il suo cognome.

A quel punto, il ladro convinceva l'anziana ad aprire la porta, entrava in casa per un controllo - chiaramente finto - e metteva a soqquadro la camera da letto, così da convincere la donna che effettivamente i ladri avevano fatto accesso nell'appartamento. Dopo aver chiesto alla vittima di controllare oro e gioielli, il ladro strappava il bottino dalle mani e scappava. Con questa tecnica, stando all'inchiesta, avrebbero colpito il 6 giugno ad Arese - portando via mille euro e gioielli a una 84enne -, l'8 giugno a Milano - bottino solitari, orecchini e gioielli di una 81enne -, il 27 giugno a Livorno - con gioielli e anelli scippati a una 83enne - e il 14 luglio a Segrate, rubando contanti e oro a una donna di 81 anni. Il 10 giugno a Concorezzo e il 29 giugno a Livorno i colpi erano invece falliti perché le prede designate avevano notato che la porta di casa non era forzata e non avevano permesso al 30enne di entrare, capendo subito che in realtà quell'uomo con cappello e mascherina con il simbolo dell'Arma non era un carabiniere.

Sequestrati 13mila euro, gioielli e una moto

Mercoledì mattina alla porta dei due hanno bussato i militari, che li hanno arrestati e hanno sequestrato 13mila euro, gioielli, la moto, 12 ricetrasmittenti - altro dettaglio fondamentale per il travestimento -, un taser e dello spray al peperoncino oltre a una serie di targhe. Segno che - come messo nero su bianco dal giudice - i due "oramai hanno acquisito modalità e meccanismi consolidati di enorme efficacia criminosa, avvalendosi di una serie, per nulla comune, di accorgimenti, precauzioni e cautele onde evitare di essere identificati". E, ironia della sorte, non è la prima volta che la strada di Papaleo si incrocia con quella del giudice, lo stesso che lo aveva condannato a oltre 4 ani di reclusione dopo l'arresto del 2020. Anche in quel caso si spacciava per un carabiniere, "rimando evidentemente sempre fedele all'Arma". © Riproduzione riservata

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