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Cronaca

Anche due brianzoli tra i no green pass che hanno aggredito i giornalisti

Perquisizioni venerdì mattina a casa di 4 attivisti dei movimenti no green pass. L'ipotesi di una sorta di censimento dei giornalisti

Due di loro nel curriculum possono vantare precedenti per rapine e lesioni. Un altro è "nato" con la lotta al green pass, portando a casa già una discreta serie di guai con la giustizia. Uno solo tra loro, invece, è incensurato. O almeno lo era fino a pochi giorni fa. Venerdì mattina i militari del nucleo informativo dei carabinieri di Milano, guidati dal tenente colonnello Emanuele Leuzzi, hanno dato esecuzione a decreti di perquisizione nei confronti di quattro attivisti no green pass - due residenti in Brianza - accusati di aver aggredito due giornalisti durante gli ormai soliti cortei milanesi del sabato, e per questo tutti indagati con l'accusa di violenza privata aggravata. 

Nei guai sono finiti un tassista di 57 anni - con precedenti per rapina, estorsioni, lesioni, minacce -, un 55enne residente in Brianza che lavora in un negozio sportivo del centro di Milano - già denunciato altre due volte sempre per le manifestazioni contro la carta verde anti covid -, un operaio dell'Ortomercato di 53 anni sempre residente in Brianza - anche lui numerosi precedenti alle spalle - e un 62enne disoccupato che invece non aveva mai avuto guai con la giustizia. 

Il tassista, stando a quanto accertato dalle indagini, lo scorso 16 ottobre aveva messo nel mirino il giornalista di Mediaset, Enrico Fedocci, mimandogli il gesto del taglio della gola e dicendogli "sappiamo chi sei, veniamo a prendere te e il tuo padrone". La settimana successiva a minacciare lo stesso cronista era stato il 62enne, mentre il 30 ottobre era toccato al lavoratore dell'Ortomercato cercare di bloccare il giornalista Mediaset. 

Il 55enne, particolarmente riconoscibile nei cortei per il suo abbigliamento total black e che in alcune occasioni si è finto anche poliziotto oltre che una sorta di addetto del servizio d'ordine, è invece accusato di aver aggredito il cronista di Ansa, Salvatore Garzillo, alla manifestazione dell'ultimo sabato. 

Sembra tra l'altro che lui e il 53enne abbiano portato avanti una sorta di censimento dei cronisti presenti di volta in volta alle manifestazioni, filmandoli e scattando loro delle foto da far rimbalzare poi sulle chat Telegram. L'obiettivo - sui cui sono in corso ulteriori indagini dei militari e del pool antiterrorismo guidato dal pm Alberto Nobili - potrebbe essere proprio "schedare" i giornalisti così da poterli riconoscere nei cortei e infastidirli cercando di fermare il loro lavoro. Che, in fondo, è proprio il motivo per cui adesso sono indagati. 

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