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Monza, diecimila immigrati in venti anni: e la città deve dire "grazie"

Dal 1995 al 2015 gli immigrati a Monza sono passati da 1.616 a 15.119. Uno studio del Comune non lascia dubbi: “L’immigrazione colma un vuoto demografico ed economico”. E ancora: “Alcuni settori produttivi sarebbero in seria difficoltà se non potessero contare sulla manodopera immigrata”

Un boom lungo diciassette anni. Una crescita continua e costante. Un flusso, che si è stabilizzato soltanto negli ultimi tre anni, che - a conti fatti - ha “salvato” la città di Monza. 

Un po’ come in tutta Italia, anche a Monza e in Brianza, gli immigrati hanno fornito risposte alle nuove esigenze della società che la popolazione non riusciva più ad accontentare. L’ultima edizione di “Stranieri a Monza”, lo studio del Comune che fornisce tutti i dati sull’immigrazione, non lascia dubbi sul ruolo svolto dagli stranieri in città. 

I NUMERI ASSOLUTI - Nel 1995, spiega lo studio, a Monza si contano 1.161 stranieri, pari all’1,35% della popolazione residente. Un numero, relativamente basso, che nel 2003 tocca quota 5.665 immigrati e nel 2012 addirittura 15.403. Al 31 dicembre 2014, ultimi dati certi disponibili, gli immigrati residenti a Monza sono 15.119, pari al 12,36% di tutta la popolazione, con ben 129 nazioni rappresentate. 

LE NAZIONALITA’ - La nazionalità più rappresentata in città è quella romena, con quasi 2mila cittadini; poi i più presenti sono gli egiziani, 1.315 immigrati; e i peruviani, con 1.252 abitanti. La zona nella quale si concentra il più alto numero di immigrati è la ex-Circoscrizione 3, dove il 18,09% dei residenti è straniero. 

UNA RISPOSTA AL CALO DEMOGRAFICO - I numeri, evidentemente “importanti”, trovano una giustificazione nelle nuove richieste della società e nelle “mancanze” dei cittadini italiani. “L’idea di fondo - si legge nello studio pubblicato dal Comune di Monza - è che l’immigrazione straniera venga a colmare un ‘vuoto’ prima demografico e poi economico, causato dal calo della natalità degli anni 80”. 

IMMIGRATI AL LAVORO - Non solo demografia, però. Perché - sottolineano da piazza Trento e Trieste - “alcuni settori produttivi avrebbero serie difficoltà se non potessero più contare sulla manodopera immigrata. Si tratta in gran parte di lavori poveri delle 5 “p”, pesanti, precari, pericolosi, poco pagati, penalizzanti”. 

I NUMERI DEL LAVORO - Insomma, numeri alla mano, gli immigrati e gli stranieri fanno lavori che gli italiani ormai si rifiutano di fare. Il 39% degli uomini - spiega lo studio - dichiara la professione di operaio, il 5,3% circa lavora nel campo dell’edilizia, il 5% nel campo della ristorazione, collaboratore familiare il 5,7% e in attesa di occupazione solo l’1,7%. Le donne, invece, quasi tutte fanno lavori domestici o casalinghi. Nel 2014, inoltre, a Monza si contano 835 imprese individuali con un titolare straniero: i settori più “battuti” sono costruzioni, commercio e servizi. 

LE RIMESSE - I soldi guadagnati dagli immigrati, anche se non tutti, spesso tornano indietro al Paese d’origine dei lavoratori o degli imprenditori. Nel 2014, i 15.119 immigrati che vivono a Monza hanno “portato fuori” dalla città 49 milioni di euro, pari al 4,4% di tutte le rimesse della Lombardia. 

GLI IMMIGRATI PROPRIETARI DI CASA - Chi i soldi non li manda nel proprio Paese, invece, spesso li investe per acquistare casa in città. “La sistemazione abitativa degli immigrati - spiega il dossier del Comune - è direttamente legata all’avanzamento del percorso migratorio. Ad una prima fase di accoglienza, da parte di amici conterranei, succede una fase di condivisione dell’abitazione. La qualità dell’abitare è pessima - chiarisce lo studio - con canoni di locazione molto elevati”. Poi, però, appena possibile arriva il riscatto. “La stabilizzazione di notevoli quote della popolazione - conclude il documento - ha portato ad una trasformazione della domanda abitativa, che si concentra su alloggi di taglio medio-piccolo localizzati nei contesti urbani di inserimento”. Così, nel 2014, il 16,7% degli immigrati è diventato proprietario di una casa. 

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