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Domenica, 28 Aprile 2024
L'indagine

Maxi sequestro da 2 milioni di euro e tre arresti: riciclaggio e frode fiscale

L’indagine della guardia di finanza ha coinvolto sette imprese attive nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie

Frode fiscale, evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Queste le accuse di cui a vario titolo dovranno rispondere tre persone arrestate dalla guardia di finanza di Monza al termine di un’indagine che ha coinvolto sette imprese attive nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie.

I militari, al termine degli accertamenti, hanno dato esecuzione, su delega della locale procura della Repubblica, a un'ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari nei confronti di tre uomini di cui uno, individuato come l’amministratore di fatto delle imprese intestate a prestanome brianzoli di turno, già in carcere perché destinatario di un altro provvedimento che aveva fatto emergere una affiliazione a famiglie della ‘ndrangheta insediatesi nel milanese. Sono stati anche sequestrati beni per 2 milioni di euro.

I prestanome brianzoli e i prelievi al bancomat

Le indagini delle Fiamme Gialle di Monza si sono concentrate su sette imprese attive nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, nei confronti delle quali “venivano riscontrate sistematiche violazioni alle norme tributarie, omissioni contributive e previdenziali, emissione e annotazione di fatture false, oltreché distrazioni dei proventi aziendali verso conti correnti e carte di credito personali” spiegano dal comando provinciale della guardia di finanza.

Le indagini hanno fatto emergere che le imprese erano intestate a prestanome brianzoli (ora sottoposti agli arresti domiciliari) e operavano per un breve periodo poi venivano abbandonate in stato di insolvenza per i debiti erariali accumulati. I guadagni però c’erano e, secondo l’accusa, venivano spostati su conti personali.

Così i proventi dell’evasione d’imposta e degli omessi versamenti dei contributi previdenziali erano “sistematicamente monetizzati con prelievi giornalieri di denaro contante – presso ATM presenti sul territorio brianzolo eseguiti dai citati “prestanome” – e poi direttamente consegnati all’amministratore di fatto delle imprese coinvolte, destinatario della misura di custodia cautelare in carcere e già colpito da analogo provvedimento quale affiliato a famiglie della ‘ndrangheta insediatesi nel milanese”.

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