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Luca, Marco e Laura i 3 fratelli che cercano di salvare le tradizioni anche attraverso la dolcezza

I fratelli Nava nel 1995 hanno aperto una pasticceria in periferia. Una scommessa vinta, malgrado le mille difficoltà

Oggi, guardandosi indietro, Luca non sa se quell’avventura, intrapresa quando era poco più che 20enne, la rifarebbe. Portare dolcezza in periferia insieme al fratello Marco e alla sorella Laura. Sveglia all’alba, senza sabati, senza domeniche. A Natale invece di scartare i regali con la moglie e la figlia la mattina era in bottega a decorare gli ultimi panettoni, a sfornare dolcetti e prelibatezze. Lo stesso negli altri giorni di festa. Duro il lavoro del pasticcere, ma il sapere di portare dolcezza e sorrisi nelle case delle persone non ha prezzo.

Una storia imprenditoriale ad oggi ancora alla prima generazione. Ma che nasce sulle ceneri di una generazione che ormai non esiste più: fatta di strette di mano che valevano più di un documento firmato davanti al notaio, e della voglia di reinventarsi e comunque stare al passo coi tempi anche quando iniziano a spuntare i primi capelli bianchi. Una bella storia di imprenditoria familiare quella che arriva dalla periferia monzese, dal quartiere Cristo Re, a neanche un centinaio di metri da quel Monzello dove si sono allenati tanti campioni.

Un'avventura nata da una stretta di mano 

Lì nel 1995 Luca, oggi 53 anni, ha avviato con il fratello Marco 50 anni e con la sorella Laura 48 anni, quel laboratorio artigianale dove ogni giorno vengono sfornate brioche, torte, pasticcini, prelibatezze per tutti i palati. La pasticceria dei fratelli Nava nel quartiere Cristo Re è una istituzione. Luca, componente del consiglio direttivo di Apa Confartigianato Monza, proprio non ci pensava a questa avventura. Terminata la scuola di pasticceria dai Salesiani di Cinisello Balsamo i tre fratelli, ancora giovanissimi, hanno deciso di mettersi in proprio. “Non veniamo da una famiglia di pasticceri - racconta Luca Nava a MonzaToday -. Tutto è avvenuto per caso. Da un cliente di mio papà che gestiva anche una agenzia immobiliare; quando ha saputo che stavamo cercando un locale in periferia dove aprire la nostra pasticceria ci ha proposto questo angolo di Monza”. Nei locali della pasticceria Nava prima c’era un garage. “Questo cliente ha comprato tutto il necessario per avviare la nostra attività - racconta -. Poi è bastata una stretta di mano e quelle parole: ‘Luca, so chi è tuo papà, quindi sono certo che piano piano mi restituirai tutto’”. C’è commozione nelle parole di Luca Nava: una stretta di mano che a lui, Marco e Laura ha certamente facilitato la vita.

L'idea del kit della prima colazione 

Mentre il locale pian piano cresceva e diventava l’angolo delle dolcezze di grandi e piccini, Luca insegnava anche pasticceria nella sua vecchia scuola. Il locale si è ingrandito e oggi conta anche di un angolo bar con sedie e tavolini. “Certo non sono mancate difficoltà e dobbiamo continuamente reinventarci – racconta -. Non ci fermiamo mai e anche durante il covid abbiamo cercato di trovare soluzioni per riuscire, comunque, a portare avanti l’azienda”. Perché in quell’angolo di periferia ci sono tante idee. “Siamo stati i primi durante la pandemia a promuovere il delivery; abbiamo proposto il kit della colazione al bar fatta a casa con le nostre brioche artigianali da farcire con le nostre creme; la Pasqua del 2020 abbiamo portato le colombe a casa dei clienti”. Non si fermano i 3 fratelli che durante le feste portano avanti anche la versione “mobile” del negozio con i mercatini dove vendono i loro gioielli artigianali fatti di cioccolato.

Addio alle tradizioni

Luca non nasconde le difficoltà del lavoro. “Certo, in questi ultimi 30 anni il mondo è cambiato e anche i clienti. Purtroppo anche in periferia le tradizioni si vanno via via perdendo. Addio alle file per la calza della befana, per i tortelli di Sant’Antonio, per le chiacchiere di carnevale. Noi facciamo di tutto affinché queste radici, anche attraverso la pasticceria, non vengano dimenticate. Ma sembra che oggi i rimi e gli interessi siano altri”. A tenere botta c'è il panettone per San Biagio. "Il quartiere è come un piccolo paese - aggiunge Luca -. C'è ancora l'attaccamento a certe tradizioni, forse anche grazie alla presenza vicino delle scuole e dell'oratorio. Ma quei riti della domenica dell'anziano che veniva a comprare le paste per il pranzo si stanno perdendo. Oggi il dolce di pasticceria ce lo si concede solo per le feste o per fare bella figura quando si è ospiti a casa di amici".

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